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Mirabolani

Posted on 10 Aprile 2023 by Franco Gray Posted in Archivio, Cuori selvaggi, Diario, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Frutti maturi di apprezzabili dimensioni, (Foto: Franco Gray)

Alcune piante di mirabolano messe a dimora circa vent’anni fa dallo scrivente lungo i poderi ancora in parte coltivati sono  cresciute vigorosamente e si sono moltiplicate. Ora allietano le colline e le piste che le raggiungono, vediamo come… 

Mirabolani in fiore e dettaglio

Marzo sulla collina. Una spettacolare fioritura di mirabolani (Foto: Franco Gray)

I mirabolani – Noti anche come àmoli, i mirabolani possono formare bellissime siepi. I loro frutti sono dissetanti, piacciono agli animali e – con un po’ di pazienza – possono essere utilizzati per preparare ottime composte. Dulcis in fundo: le piante sopportano le potature, si prestano come portainnesti e si riproducono da seme con estrema facilità mostrando caratteri genetici diversi. Preziose!

Mirabolani, frutti e fiori

Mirabolani, frutti e fiori (Fotocomp. Franco Gray)

In alto – Le immagini danno l’idea della variabilità dei frutti: maturati su piante selvatiche nate da seme, mostrano dimensioni e colori  diversi. Anche il loro sapore non è lo stesso: alcuni alberelli danno frutti dolci e succosi, altri si coprono di frutti dal gusto piuttosto aspro e dalla buccia spessa…

Ape e fiori di mirabolano.

Metà marzo, ape su fiore di mirabolano. Notare le cestelle con il polline (Foto: Franco Gray)

I mirabolani sono tra i primi a fiorire: annunciano la primavera. Sulle colline presso casa mia i loro fiori bianchi compaiono già  verso la metà di marzo e, nelle ore calde della giornata, il ronzio e gli andirivieni degli insetti indicano l’importanza e l’utilità di queste fioriture precoci che – se la stagione corre asciutta – durano a lungo e attirano soprattutto le api, i bombi e qualche farfalla.  Gli animali cercano i loro frutti, soprattutto in estate, quando il caldo è opprimente e l’acqua scarseggia: alcune varietà producono presto, altre solo verso la fine d agosto.  I frutti che maturano sugli alberi attirano gli uccelli, i ghiri, gli scoiattoli e i moscardini. In seguito, quelli che cadono al suolo nutriranno invece i molti mammiferi che non possono salire sugli alberi: la volpe – ad esempio – ne fa delle scorpacciate.

Un portainnesto che sopravvive –  I mirabolani sono usati come portainnesto per gli albicocchi e i pruni. Dalle mie parti capita spesso che le varietà di albicocco acquistate nei supermercati e frettolosamente trapiantate – proprio in quanto non adatte al clima – si ammalino facilmente e muoiano. Se a  seccare – vinta dalle malattie – sarà la parte innestata il  mirabolano usato come portainnesto in genere sopravvivrà: in questo caso, dai polloni che  spunteranno dal terreno nel giro di un paio d’anni compariranno i primi fiori e i primi frutti, e la pianta non avrà bisogno di trattamenti antiparassitari.

 

Storie di trapianti – Verso la fine del Novecento (vi sto parlando del secolo scorso!) un Ente organizzò un corso di frutticultura e, per spiegare le tecniche di innesto, acquistò  parecchie piantine di mirabolano. Alla fine delle lezioni le piante rimaste – che sembravano destinate alla discarica – furono messe a disposizione dei corsisti, ma non tutti avevano terreno sufficiente per la loro messa a dimora. Per favorire la mobilità agricola (a quei tempi dalle mie parti alcuni appezzamenti erano raggiungibili solo a piedi e la gente ancora si caricava le gerle sulle spalle!) avevo realizzato alcuni tratti di piste forestali: a me il terreno non mancava e con quelle provvidenziali piantine impiantai pure delle siepi. Sia sulle colline che nel fondovalle i mirabolani iniziarono a crescere un po’ dappertutto: i loro semi  furono infatti dispersi soprattutto dagli uccelli, o furono seppelliti dagli scoiattoli.

La riproduzione spontanea – Portati  lontano dalla pianta madre anche grazie ai  ruscellamenti  temporanei  i semi dei mirabolani trovano le condizioni ideali nel terriccio in cui vengono depositati dall’acqua piovana. Se attecchiscono in condizioni ideali  a volte  crescono più del dovuto: in questi casi con una drastica potatura gli esemplari troppo esuberanti vengono mantenuti nelle volute dimensioni. Detto per inciso, gli interventi da “potatore folle” effettuati a circa un metro dal suolo (ovviamente nel corso dell’inverno) danno dei vantaggi non indifferenti perché  dal tronco rimasto senza chioma in primavera spunteranno nuovi rametti che, nel giro di un paio d’anni, si copriranno nuovamente di fiori e di frutti. Frutti che – vista la modesta distanza dal suolo – potranno essere colti senza fatica.

Scoiattoli seppellitori di frutti e di semi

Gli scoiattoli nascondono spesso nel terreno i frutti che raccolgono sugli alberi (Fotoelab. Franco Gray)

Gli scoiattoli – con le loro operazioni di raccolta e di interramento dei frutti – sono ottimi seminatori. La velocità e le tecniche che gli scoiattoli mettono in atto per raccogliere e nascondere i frutti commestibili sono documentate in un articolo che parla della  raccolta delle noci. Come mostrano le foto, i fiori del mirabolano forniscono nettare e polline alle api. I frutti sono molto appetiti, e non solo dagli animali: quando la stagione estiva si fa asciutta, parecchi insetti vi trovano nutrimento.  Consumati sul posto, trovo i mirabolani dissetanti e ribadisco che – se raccolti e portati in cucina – diventano ottime composte.

Frutti maturi di apprezzabili dimensioni, (Foto: Franco Gray)

Frutti maturi di apprezzabili dimensioni (Foto: Franco Gray)

Frutti diversi su piante diverse

Fiori rosa con ape

Varietà ornamentale di Prunus cerasifera (Foto: Franco Gray)

Parliamo di piante nate da seme, quindi portatrici di un bagaglio genetico sorprendentemente diverso da soggetto a soggetto. Di conseguenza è possibile osservare:

  • alberelli che producono frutti piccoli e gialli;
  • piante che danno frutti di dimensioni maggiori dei soliti due-tre centimetri circa di diametro, spesso dolci e con colorazione della buccia tendente al rosato;
  • alberi che tendono a crescere vigorosamente e a produrre drupe blu scuro, in genere a maturazione tardiva;

Detto in breve, ogni pianta nata da seme può riservare sorprese…

I mirabolani ornamentali

Le capacità del genere umano di trasformare gli esseri viventi sono note a tutti. Il cosiddetto “Mirabolano rosso”  ha foglie rosso-violacee ed è apprezzato per la sua fioritura rosea. Catalogato come Prunus cerasifera, da alcuni autori è definito “ciliegio rosa”.

Foto a lato – I fiori rosa del Prunus ornamentale catalogabile come Prunus cerasifera Ehrh. subsp. pissardii  (Fonte: Acta plantarum). Come mostra la foto, anche i fiori colorati forniscono nutrimento a parecchi specie di insetti: le api li frequentano con impegno. I Prunus in questione danno frutti dal colore violaceo.

Nota – Per i sinonimi basterà consultare Acta Plantarum.

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

Vai a Tra gli incolti

La descrizione dei mirabolani e dei piccoli frutti selvatici continua. Le ricette per la preparazione delle composte sono rimandate ad altri articoli…

Avvertenza –  Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato  in questo sito resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito. 

Tags: mirabolani, mirabolani ornamentali, piccoli frutti, Prunus cerasifera varietà pissardii, Valsesia .

Pian Del Lago: i protagonisti

Posted on 8 Marzo 2023 by Franco Gray Posted in Archivio, Cuori selvaggi, Libri scritti e da scrivere, Luoghi, Storie, Tra realtà e leggenda .
La cascata dall'acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

Pian Del Lago – Un racconto tra Natura e Cultura è una pubblicazione di circa 80 pagine: la trovate su Amazon sia in cartaceo che in formato e-book. Il racconto – che si snoda tra vecchi e nuovi pregiudizi, tensioni adolescenziali e speranze – vuole evocare i tempi in cui gli animali che non davano reddito erano spesso considerati “bestiacce”. In quegli anni lontani però il cambio di mentalità già andava faticosamente facendo breccia nelle coscienze più sensibili e questa breve presentazione – mentre mostra alcuni dei luoghi che hanno ispirato la narrazione – vi presenta alcuni dei personaggi: tra questi Francesco Ardito, il giovane che racconta in prima persona.  Francesco non aveva ancora sentito parlare di Ecologia però conoscerà Marina e il Barba Ricu…    

Presentazione

Marina e Francesco, due adolescenti in vacanza (Fotoelaborazione: Franco Gray)

La narrazione è improntata alle avventure e le scoperte di due adolescenti che – nel 1962 e con l’aiuto del personaggio noto come Barba Ricu –  scoprono insieme la montagna. Lei è nata in città e vuole conoscere la natura; lui è un mezzo montanaro che in famiglia chiamavano Bangher, ovvero con il nome di uno dei banditi che vagarono su quelle montagne… 

Marina, la villeggiante

Si legge nelle prime pagine di Pian Del Lago che Marina e sua zia venivano da Genova:

«… avevano affittato una casetta all’inizio del paese, verso i prati. Quella costruzione un tempo era stata utilizzata come fienile ma i proprietari l’avevano ristrutturata e adattata alle esigenze abitative dei forestieri che amavano la tranquillità e l’aria buona delle montagne. Ed è proprio di aria buona e di contatti con la natura che Marina aveva bisogno.»

Francesco Ardito, detto Bangher, il grande amico di Marina racconta della sua amichetta… 

«Marina voleva conoscere gli alpeggi, i boschi e le acque perché – a quanto mi diceva – da grande avrebbe voluto studiare Scienze Naturali, nientemeno che all’Università.  E fu così che Marina diventò la mia compagna di avventure e una grande amica: quell’estate scarpinammo insieme osservando un po’ di tutto e dove non c’erano conoscenze scientifiche in grado di spiegare i fenomeni naturali lavoravamo di fantasia;  tra un risolino e l’altro ci raccontavamo che il temporale era dovuto all’ira di un dio, che i grandi massi erratici erano stati abbandonati da giganti più o meno buoni, che le piscine naturali lungo i corsi d’acqua altro non erano che luoghi creati apposta per noi al solo scopo di rinfrescarci un poco. E se l’acqua era fredda… tanto meglio: il gelo serviva a calmare gli ardori della nostra esuberante prima giovinezza.»

Luoghi

La casa di Marina (Foto: Franco Gray)

La casa de Barba Ricu a Pian Del Lago (Fotoelaborazione: Franco Gray)

IN GIRO CON MARINA e FRANCESCO

Il prato…

Prato in piena fioritura (Foto: Franco Gray)

Prato in piena fioritura (Foto: Franco Gray)

Si legge in Pian Del Lago…

«[…]  la mattina in cui –  in un prato in piena fioritura – Marina ed io notammo un contadino che già aveva cominciato a falciarlo… la mia amica mi guardò perplessa:

  • ma che fa? Perché distrugge quei bei fiori?
  • Marina, che dici? Sta preparano il fieno per l’inverno e… se i prati non sono falciati… cresceranno i rovi. Poi, quando cadrà la neve le mucche morranno di fame e… il contadino si troverà in miseria!
  • Sì Francesco, può darsi ma… quei fiori così belli! E gli insetti che raccolgono polline e nettare… dove andranno a bottinare?
  • Marina! Le erbe cresceranno nuovamente e gli insetti sanno cavarsela anche senza i fiori dei prati coltivati: ci sono le siepi e le radure. Inoltre i tigli e i castagni, ad esempio, danno un ottimo miele…

                Io non ero un contemplativo ma mi piaceva la natura, quella “vera” e selvaggia. Non avevo ancora sentito parlare di Ecologia ma quel giorno capii che il discorso andava approfondito e – tornati alla Balma – tirai in ballo zia Beatrice: “… questa cittadina – le dissi in tono canzonatorio mentre Marina mi guardava stizzita – vuole studiare Scienze Naturali ma mi pare che sulla campagna abbia le idee poco chiare…”

  • Per esempio?
  • … stamattina non vedeva di buon occhio un uomo che falciava i prati: invece di pensare al fieno… Marina ammirava la bellezza dei fiori.
  • E tu che ne pensi? Francesco, per te cosa è più importante? Il fieno o la bellezza?»

Il dialogo  prosegue con un consiglio: Beatrice suggerirà ai due ragazzi di andare a cercare il “Barba Ricu”, l’uomo che saprà dare loro le risposte adeguate…  

Nel paragrafo che segue Francesco Ardito – detto Bangher- racconta una sua avventura, una tra le tante: due dei suoi amici, infatti, volevano andare a pescare con lui ma …

«[…] per non rivelare i luoghi segreti in cui rifornivo la dispensa pensai di portare i due aspiranti pescatori in un laghetto artificiale: in pratica in un allevamento gestito da una non meglio identificabile “Società di Pesca Sportiva” che vendeva trote ai villeggianti. “Quel luogo – precisai subito ai miei attenti ascoltatori – non mi piaceva proprio: i presunti pescatori sportivi spesso tiravano a riva le trote poi, per non pagarle, le ributtavano in acqua sanguinanti. Far soffrire gli animali per divertimento mi indignava: io le catturavo per mangiare, non certo per divertirmi!»

Torrente segreto con trota

Torrente segreto, uno dei tanti che Francesco, il protagonista, della storia, frequentava assiduamente allo scopo di procurarsi proteine nobili a basso costo (Fotoelab. Franco Gray)

Alla cascata 

I protagonisti del racconto – Marina e Francesco – decidono di compiere una lunga escursione fino a una remota cascata. I loro giorni di vacanza sono ormai alla fine e lassù li aspetta una sorpresa…

La cascata dall'acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

La cascata dall’acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

«… Alla cascata lo spettacolo dell’acqua spumeggiante che si gettava nel laghetto color smeraldo lasciò Marina quasi senza parole: faceva caldo, eravamo sudati e, per fare qualche passo con i piedi al fresco si tolse gli scarponcini. Poi, entrata nell’acqua, si lavò pure il viso e alla fine vi si immerse tutta, così com’era vestita. Vedevo i suoi capelli neri confondersi con lo smeraldo e il bianco della schiuma poi, mentre riemergeva, ascoltavo felice i suoi gridolini di gioia. […]

Avevo mosso i primi passi verso di lei quando il rombo sordo della cascata fu interrotto da un forte splash: dalle pareti a picco era caduto qualcosa che nuotava verso la sponda opposta. Era un animale, e non stava certo annegando: lo seguimmo con lo sguardo fino a vederlo immergersi e sparire in un anfratto. “… sembrava una lontra”, mi disse la dea delle acque. Subito dopo altri due abitanti di quelle sponde, lasciate le pareti a picco, si tuffarono e raggiunsero l’altra sponda. “… sono lontre! Sono proprio le lontre, le riconosco dalla coda”. Sulla cengia, un altro esemplare di quella specie data per estinta si rizzò in piedi, volse la testa verso di lei, guardò in basso e subito dopo, con un tuffo acrobatico, raggiunse il resto della sua famiglia. Io ero un po’ a disagio e uscii dall’acqua: “… seguimi, oggi abbiamo fatto una scoperta eccezionale.»

[…]

Era arrivato il momento di pensare al ritorno: i pantaloni si sarebbero asciugati da soli, ma la maglietta bagnata… avrebbe potuto provocare qualche accidente alle vie respiratorie e Marina un indumento di scorta proprio non se l’era portato: quando le avevo parlato di panini e di acqua… ero convinto che avesse capito che durante le escursioni impegnative un ricambio è spesso necessario. Aprii il doppio fondo dello zainetto e, ben chiuso in un sacchetto impermeabile, trovai una camicia di cotone: era una camicia militare, le stava proprio bene e glielo dissi. Subito dopo addentammo i panini e ci mettemmo sul sentiero che ci avrebbe riportato alla Balma: “… quando il Barba Ricu saprà delle lontre resterà di stucco”, mi disse Marina gonfia di orgoglio.» 

Animali domestici

Cheviti, il cane del Barba Ricu

Un cane simile a Cheviti (Foto: Franco Gray)

Cheviti

«Il Barba non viveva solo: a fargli compagnia aveva un cane di nome Cheviti che lo seguiva ovunque passo a passo ma che restava di guardia alla malga quando il suo padrone si allontanava da Pian Del Lago per fare un salto fino al paesello in cui dimorava durante l’inverno. 

 […]

Con il passare dei giorni, per me e per Marina il cane del Barba diventò un buon amico: ci sentiva arrivare e – quando eravamo ancora a dieci minuti dalla baita – a volte già lo incontravamo scodinzolante sul sentiero, pronto a scortarci. Una volta lo vedemmo abbaiare vicino a un sasso: c’era una piccola vipera e voleva che non ci avvicinassimo; un’altra volta – poiché Marina mi aveva spintonato – le saltellò intorno mostrandole i denti: scherzavamo e non l’aveva capito?  O avrebbe voluto giocare anche lui?»

Una leggenda

Il Barba Ricu – mentre illustra le sue esperienze – racconta pure una leggenda.

Ecco i protagonisti:

Lemma: la dea della acque

Glauco: il mortale che – corrisposto – la ama perdutamente

Veratro, il semidio malvagio e geloso che, volendo Lemma tutta per sé, cerca di eliminare Glauco servendosi di una gruppo di predoni…

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

 Il racconto è stato pubblicato nel dicembre 2022 in Amazon edizioni: cliccando sotto su FREE PREVIEW si arriva all’anteprima  

Vai a Romanzo Etnografico: storie 

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Tags: adolescenti, alpeggio, animali estinti, banditi, Bangher, bracconaggio, bracconieri, caccia ai nocivi, camosci, Francesco Ardito., leggende, lontre, stambecchi .
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