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Pian Del Lago: i protagonisti

Posted on 8 Marzo 2023 by Franco Gray Posted in Archivio, Cuori selvaggi, Libri scritti e da scrivere, Luoghi, Storie, Tra realtà e leggenda .
La cascata dall'acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

Pian Del Lago – Un racconto tra Natura e Cultura è una pubblicazione di circa 80 pagine: la trovate su Amazon sia in cartaceo che in formato e-book. Il racconto – che si snoda tra vecchi e nuovi pregiudizi, tensioni adolescenziali e speranze – vuole evocare i tempi in cui gli animali che non davano reddito erano spesso considerati “bestiacce”. In quegli anni lontani però il cambio di mentalità già andava faticosamente facendo breccia nelle coscienze più sensibili e questa breve presentazione – mentre mostra alcuni dei luoghi che hanno ispirato la narrazione – vi presenta alcuni dei personaggi: tra questi Francesco Ardito, il giovane che racconta in prima persona.  Francesco non aveva ancora sentito parlare di Ecologia però conoscerà Marina e il Barba Ricu…    

Presentazione

Marina e Francesco, due adolescenti in vacanza (Fotoelaborazione: Franco Gray)

La narrazione è improntata alle avventure e le scoperte di due adolescenti che – nel 1962 e con l’aiuto del personaggio noto come Barba Ricu –  scoprono insieme la montagna. Lei è nata in città e vuole conoscere la natura; lui è un mezzo montanaro che in famiglia chiamavano Bangher, ovvero con il nome di uno dei banditi che vagarono su quelle montagne… 

Marina, la villeggiante

Si legge nelle prime pagine di Pian Del Lago che Marina e sua zia venivano da Genova:

«… avevano affittato una casetta all’inizio del paese, verso i prati. Quella costruzione un tempo era stata utilizzata come fienile ma i proprietari l’avevano ristrutturata e adattata alle esigenze abitative dei forestieri che amavano la tranquillità e l’aria buona delle montagne. Ed è proprio di aria buona e di contatti con la natura che Marina aveva bisogno.»

Francesco Ardito, detto Bangher, il grande amico di Marina racconta della sua amichetta… 

«Marina voleva conoscere gli alpeggi, i boschi e le acque perché – a quanto mi diceva – da grande avrebbe voluto studiare Scienze Naturali, nientemeno che all’Università.  E fu così che Marina diventò la mia compagna di avventure e una grande amica: quell’estate scarpinammo insieme osservando un po’ di tutto e dove non c’erano conoscenze scientifiche in grado di spiegare i fenomeni naturali lavoravamo di fantasia;  tra un risolino e l’altro ci raccontavamo che il temporale era dovuto all’ira di un dio, che i grandi massi erratici erano stati abbandonati da giganti più o meno buoni, che le piscine naturali lungo i corsi d’acqua altro non erano che luoghi creati apposta per noi al solo scopo di rinfrescarci un poco. E se l’acqua era fredda… tanto meglio: il gelo serviva a calmare gli ardori della nostra esuberante prima giovinezza.»

Luoghi

La casa di Marina (Foto: Franco Gray)

La casa di Marina alla Balma  (Foto: Franco Gray)

IN GIRO CON MARINA e FRANCESCO

Il prato…

Prato in piena fioritura (Foto: Franco Gray)

Prato in piena fioritura (Foto: Franco Gray)

Si legge in Pian Del Lago…

«[…]  la mattina in cui –  in un prato in piena fioritura – Marina ed io notammo un contadino che già aveva cominciato a falciarlo… la mia amica mi guardò perplessa:

  • ma che fa? Perché distrugge quei bei fiori?
  • Marina, che dici? Sta preparano il fieno per l’inverno e… se i prati non sono falciati… cresceranno i rovi. Poi, quando cadrà la neve le mucche morranno di fame e… il contadino si troverà in miseria!
  • Sì Francesco, può darsi ma… quei fiori così belli! E gli insetti che raccolgono polline e nettare… dove andranno a bottinare?
  • Marina! Le erbe cresceranno nuovamente e gli insetti sanno cavarsela anche senza i fiori dei prati coltivati: ci sono le siepi e le radure. Inoltre i tigli e i castagni, ad esempio, danno un ottimo miele…

                Io non ero un contemplativo ma mi piaceva la natura, quella “vera” e selvaggia. Non avevo ancora sentito parlare di Ecologia ma quel giorno capii che il discorso andava approfondito e – tornati alla Balma – tirai in ballo zia Beatrice: “… questa cittadina – le dissi in tono canzonatorio mentre Marina mi guardava stizzita – vuole studiare Scienze Naturali ma mi pare che sulla campagna abbia le idee poco chiare…”

  • Per esempio?
  • … stamattina non vedeva di buon occhio un uomo che falciava i prati: invece di pensare al fieno… Marina ammirava la bellezza dei fiori.
  • E tu che ne pensi? Francesco, per te cosa è più importante? Il fieno o la bellezza?»

Il dialogo  prosegue con un consiglio: Beatrice suggerirà ai due ragazzi di andare a cercare il “Barba Ricu”, l’uomo che saprà dare loro le risposte adeguate…  

Nel paragrafo che segue Francesco Ardito – detto Bangher- racconta una sua avventura, una tra le tante: due dei suoi amici, infatti, volevano andare a pescare con lui ma …

«[…] per non rivelare i luoghi segreti in cui rifornivo la dispensa pensai di portare i due aspiranti pescatori in un laghetto artificiale: in pratica in un allevamento gestito da una non meglio identificabile “Società di Pesca Sportiva” che vendeva trote ai villeggianti. “Quel luogo – precisai subito ai miei attenti ascoltatori – non mi piaceva proprio: i presunti pescatori sportivi spesso tiravano a riva le trote poi, per non pagarle, le ributtavano in acqua sanguinanti. Far soffrire gli animali per divertimento mi indignava: io le catturavo per mangiare, non certo per divertirmi!»

Torrente segreto con trota

Torrente segreto, uno dei tanti che Francesco, il protagonista, della storia, frequentava assiduamente allo scopo di procurarsi proteine nobili a basso costo (Fotoelab. Franco Gray)

Alla cascata 

I protagonisti del racconto – Marina e Francesco – decidono di compiere una lunga escursione fino a una remota cascata. I loro giorni di vacanza sono ormai alla fine e lassù li aspetta una sorpresa…

La cascata dall'acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

La cascata dall’acqua color smeraldo (Foto: Franco Gray)

«… Alla cascata lo spettacolo dell’acqua spumeggiante che si gettava nel laghetto color smeraldo lasciò Marina quasi senza parole: faceva caldo, eravamo sudati e, per fare qualche passo con i piedi al fresco si tolse gli scarponcini. Poi, entrata nell’acqua, si lavò pure il viso e alla fine vi si immerse tutta, così com’era vestita. Vedevo i suoi capelli neri confondersi con lo smeraldo e il bianco della schiuma poi, mentre riemergeva, ascoltavo felice i suoi gridolini di gioia. […]

Avevo mosso i primi passi verso di lei quando il rombo sordo della cascata fu interrotto da un forte splash: dalle pareti a picco era caduto qualcosa che nuotava verso la sponda opposta. Era un animale, e non stava certo annegando: lo seguimmo con lo sguardo fino a vederlo immergersi e sparire in un anfratto. “… sembrava una lontra”, mi disse la dea delle acque. Subito dopo altri due abitanti di quelle sponde, lasciate le pareti a picco, si tuffarono e raggiunsero l’altra sponda. “… sono lontre! Sono proprio le lontre, le riconosco dalla coda”. Sulla cengia, un altro esemplare di quella specie data per estinta si rizzò in piedi, volse la testa verso di lei, guardò in basso e subito dopo, con un tuffo acrobatico, raggiunse il resto della sua famiglia. Io ero un po’ a disagio e uscii dall’acqua: “… seguimi, oggi abbiamo fatto una scoperta eccezionale.»

[…]

Era arrivato il momento di pensare al ritorno: i pantaloni si sarebbero asciugati da soli, ma la maglietta bagnata… avrebbe potuto provocare qualche accidente alle vie respiratorie e Marina un indumento di scorta proprio non se l’era portato: quando le avevo parlato di panini e di acqua… ero convinto che avesse capito che durante le escursioni impegnative un ricambio è spesso necessario. Aprii il doppio fondo dello zainetto: ben chiuso in un sacchetto impermeabile trovai una camicia di cotone e gliela porsi: era una camicia militare, le stava proprio bene e glielo dissi. Subito dopo addentammo i panini e ci mettemmo sul sentiero che ci avrebbe riportato alla Balma: “… quando il Barba Ricu saprà delle lontre resterà di stucco”, mi disse Marina gonfia di orgoglio.» 

Animali domestici

Cheviti, il cane del Barba Ricu

Un cane simile a Cheviti (Foto: Franco Gray)

Cheviti

«Il Barba non viveva solo: a fargli compagnia aveva un cane di nome Cheviti che lo seguiva ovunque passo a passo ma che restava di guardia alla malga quando il suo padrone si allontanava da Pian Del Lago per fare un salto fino al paesello in cui dimorava durante l’inverno. 

 […]

Con il passare dei giorni, per me e per Marina il cane del Barba diventò un buon amico: ci sentiva arrivare e – quando eravamo ancora a dieci minuti dalla baita – a volte già lo incontravamo scodinzolante sul sentiero, pronto a scortarci. Una volta lo vedemmo abbaiare vicino a un sasso: c’era una piccola vipera e voleva che non ci avvicinassimo; un’altra volta – poiché Marina mi aveva spintonato – le saltellò intorno mostrandole i denti: scherzavamo e non l’aveva capito?  O avrebbe voluto giocare anche lui?»

Una leggenda

Il Barba Ricu – mentre illustra le sue esperienze – racconta pure una leggenda: ecco i protagonisti

Lemma: la dea della acque

Glauco: il mortale che – corrisposto – la ama perdutamente

Veratro, il semidio malvagio e geloso che, volendo Lemma tutta per sé, cerca di eliminare Glauco servendosi di una gruppo di predoni…

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

 Il racconto è stato pubblicato nel dicembre 2022 in Amazon edizioni: cliccando sotto su FREE PREVIEW si arriva all’anteprima  

Vai a Romanzo Etnografico: storie 

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Tags: alpeggio, banditi, Bangher, bracconaggio, bracconieri, Francesco Ardito., leggende, lontre .

A pelo d’acqua…

Posted on 19 Aprile 2022 by Franco Gray Posted in Diario, Luoghi, Monografie, Tesi e ricerche .
Bocciolo emergente: una base per la damigella (Foto: Franco Gray)

Dove l’aria e l’acqua si incontrano – Tra l’aria e la superficie liquida troviamo la cosiddetta “fascia di transizione”, ovvero il punto d’incontro tra il mondo sommerso e ciò che si muove fuori dall’acqua. Qui la tensione superficiale presente tra acqua e aria viene utilizzata dalle forme di vita ora galleggianti ora parzialmente sommerse. In molti casi la sopravvivenza è assicurata da un rapporto costante tra quanto sta sotto il pelo dell’acqua e l’aria: le immagini della ranatra, del girino e delle zanzare che respirano a pelo d’acqua sono significative. In altri casi (vedi foto della biscia) la superficie liquida è invece utilizzata per rapidi spostamenti…

Insetti, stagno (Tavola di Gianbattista Bertelli)

Insetti, nello stagno (Tavola di Gianbattista Bertelli)

A lato – La  tavola – di Gianbattista Bertelli  – illustra  i principali Rincoti che frequentano gli stagni.  Osservabili tra la superficie dell’acqua e le piante che popolano le acque  tranquille  possiamo notare: A > Gerride – B > Hidrometra stagnorum – C e D > Notoneta glauca – E > Nepa cinerea –   F > Ranatra linearis.

L’autore, nella didascalia della tavola spiega che si tratta di Insetti che possono muoversi sull’acqua sfruttandone la tensione superficiale; “[…] altre specie che vivono nell’elemento liquido respirano attraverso  un lungo sifone respiratorio il cui apice viene portato a pelo dell’acqua” –   Vedi, ad esempio, la Ranatra linearis (F). 

Tra acqua e aria – Siamo in presenza di un mondo parzialmente sommerso popolato da animali che possono muoversi tra l’elemento liquido e la terraferma: gli Insetti  rappresentati nella tavola  a lato, ad esempio, sono dotati di ali  che permettono loro di abbandonare l’elemento liquido per cercare nuovi specchi d’acqua da colonizzare…  

 Piante e animali

Foto in basso– A sinistra: un gerride. Seguono un girino di raganella, due ranocchie sulla ninfea galleggiante (si tratta di una varietà coltivata) e una biscia d’acqua.

L’insetto (il gerride)  “scivola” silenziosamente sulla superficie dell’acqua; sull’apparato boccale del girino si nota invece una bolla d’aria. La ninfea, ancorata al fondo con le proprie radici, fiorisce tra le foglie galleggianti e fornisce una valida piattaforma alle ranocchie appena metamorfosate. La biscia “scivola” sulla superficie dopo aver cercato, sul fondo dello stagno,  le prede di cui si nutre.

Piante e animali a pelo d'acqua

A pelo d’acqua (Foto: Franco Gray)

Larve di zanzara: notare il sottile sifone che "buca" la superfice dell'acqua per raggiungere l'elemento gassoso. (Franco Gray)

Larve di zanzara: notare il sottile sifone che, alla ricerca di ossigeno atmosferico, “buca” la superfice dell’acqua (Foto: Franco Gray)

Ninfee in fiore (Foto: Franco Gray)

Ninfee (Foto: Franco Gray)

Bocciolo emergente: una base per la damigella (Foto: Franco Gray)

Bocciolo emergente: una base per la damigella (Foto: Franco Gray)

Ninfee – Le ninfee: piante specializzate a vivere  tra acqua e aria, coltivate per la loro bellezza. Se ne conoscono malte varietà e nei laghetti in genere sono poste a dimora in grandi vasi posati sul fondo. Da lì i fusti cresceranno rapidamente mostrando grandi foglie galleggianti e fiori di parecchie tonalità.

La ninfea bianca (Nimphaea alba) è catalogata tra le piante idrofite radicanti:  in effetti mostra i rizomi affondati nel fondo degli specchi d’acqua a lento scorrimento in cui vive. Altre piante legate all’acqua sono definite natanti perché libere di muoversi in superficie:  le loro radici pendono infatti dalle foglie galleggianti e cercano le sostanze nutritive direttamente nell’acqua.

In Valsesia alcune ninfee bianche presenti nel lago di Sant’Agostino (Valsesia, tra Quarona  e Roccapietra) cambiano spesso di posizione. Un paio di piante (introdotte artificialmente) si sono moltiplicate e ora troviamo raggruppamenti di ninfee che – spinte dal vento e dalla debole corrente – seguono il mutevole livello dell’invaso. 

 

Fotocomposizione sotto – Lago di Sant’Agostino: in primo piano, tra le piante a pelo d’acqua,  gruppi di ninfee bianche.  Sullo sfondo e nell’inserto circolare:  tappeti di  Nymphoides peltata

Fine estate al lago di Sant'Agostino con Ninfea bianca e Nymphoides peltata (Fotoelab. Franco Gray)

Fine estate al lago di Sant’Agostino (Fotoelab. Franco Gray)

      Il Lago di Sant’Agostino – noto soprattutto per la riproduzione dei rospi  – può essere considerato un laboratorio a cielo aperto. Il luogo, ricco di storia, già raccontato in vari modi da autori diversi  e in epoche diverse, è diventato un Sito di Interesse Comunitario. L’ambiente è stato illustrato in altri articoli.

Vai a

Vespa a caccia a fior d'acqua - Sulle pianta sommersa uova di raganella (Foto Franco Gray)

Vespa a caccia a fior d’acqua (Foto Franco Gray)

La riproduzione dei rospi

Sant’Agostino: un lago, un libro

Altri articoli sul lago di Roccapietra e sulle forme di vita che vivono, si sviluppano, si riproducono e predano tra terra e  acqua  sono in corso d’opera.  

   Foto a lato – Una vespa che preda in superficie. Appena sotto il confine tra aria  e acqua una raganella ha deposto le uova attaccandole allo stelo di una pianta acquatica. La vespa cerca di ghermire i primi girini che ne escono o almeno le larve acquatiche che si aggirano intorno alle mucillaggini in cerca di cibo. La superficie dell’acqua brulica di forme di vita che, mentre  la “bucano”, mettono in comunicazione il mondo sommerso con quello che ne emerge.

Bibliografia

Flora della  Valsesia, Mario Soster – Blu Edizioni, 2008

La flora acquatica, Consorzio Piemontese acque del Ticino – S.d.

Foto in basso – La tensione superficiale fornisce una effimera base d’appoggio: nella foto sotto (di Ilario Zuccolo) una Berta minore che si alza in volo.

Berta minore che sfrutta la tensione superficiale dell'acqua per alzarsi in volo (Foto: Ilario Zuccolo)

Berta minore che sfrutta la tensione superficiale dell’acqua per alzarsi in volo (Foto: Ilario Zuccolo)

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Nota – Per la pubblicazione delle immagini questo sito chiede sempre l’autorizzazione agli autori. La pubblicazione della tavola del fu Gianbattista Bertelli è stata autorizzata dal figlio Aldo; un ringraziamento a quanti forniscono la loro collaborazione.  

Fonte delle illustrazioni: tavola di Gianbattista Bertelli – Foto Ilario Zuccolo, Franco Gray

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola) 

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Tags: acqua, aria, ecotono, luoghi .
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