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Moscardini, tra radure e incolti

Posted on 9 Settembre 2023 by Franco Gray Posted in Archivio, Cuori selvaggi, Diario, Libri scritti e da scrivere, Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Moscardino in letargo e ambiente montano ancora innevato alla fine dell'inverno

 

Quando cala la sera i moscardini lasciano i loro nidi celati tra gli arbusti poi, protetti dalle tenebre, vanno alla ricerca di cibo…

 

Moscardino su rametto di nocciolo

                                                          Un moscardino colto sul ramo di un nocciolo (Foto: Franco Gray)

Il Muscardinus avellanarius è un roditore di dimensioni modeste: raggiunge infatti (coda compresa) i quindici centimetri di lunghezza. In pianura e sulle colline i moscardini vivono di preferenza tra i rovi, nelle le radure dove crescono le nocciole selvatiche e ai bordi dei piccoli appezzamenti con alberi da frutto. Verso le montagne diventano sempre più rari, ma sopravvivono ai lunghi inverni perché – ben celati nelle cavità degli alberi più vetusti e soprattutto nelle ceppaie disseccate – con l’arrivo dei primi freddi cadono in un profondo letargo. Per affrontare il gelo, verso l’autunno si rimpinzano soprattutto di castagne e di faggiole: in questo modo avranno abbondanti riserve di grasso da consumare durante il sonno invernale. Al risveglio riprenderanno vigore rosicchiando i primi germogli  e i semi rimasti al suolo.

Prugolo con frutti maturi, moscardino

Un giovane moscardino su un prugnolo carico di  frutti maturi (Foto: Riccardo Bacchi Campidimmagini)

Presenze inequivocabili…

Nocciole mature ancora sui rami e (a destra) i resti del pasto di un moscardino

Nocciole: nella foto a sinistra i frutti maturi, a destra il guscio lasciato dai moscardini – I moscardini  si nutrono soprattutto di nocciole ancora tenere, di more, di lamponi e di semi. Le nocciole rosicchiate e svuotate sono un segno inequivocabile della loro presenza. Non ho esperienze in merito alle loro presunte predazioni di uova nei nidi degli uccelli (Foto: Franco Gray)

Una vita furtiva – I moscardini durante la stagione calda passano le loro giornate in nidi sferici costruiti tra gli arbusti a circa un metro dal suolo: i ricoveri dei maschi hanno dimensioni modeste, ma quelli delle femmine con prole possono superare i dieci centimetri di diametro, sono ben rifiniti e accuratamente celati.

Roveto con more e - a sinistra - nido di moscardino

Un roveto con more mature e il nido (ormai vuoto) di un moscardino – Nell’ immagine di destra un nido del moscardino abbandonato:  è stato rinvenuto in un canneto. I “nocciolini” svernano nelle vecchie ceppaie in un nido simile poi,  con primi tepori,  costruiscono i loro rifugi tra i rovi e gli arbusti. (Foto: Franco Gray)

Racconti di boschi e di moscardini

II primo incontro – … il giorno mi padre tornò dal bosco con un moscardino (“rat niciulin”) addormentato mi spiegò che l’aveva trovato nella vecchia ceppaia che stava spaccando, che non era morto e che stava passando l’inverno in letargo. Io avrei voluto accarezzarlo, ma papà mi disse di lasciarlo in pace e lo sistemammo con foglie, fieno e segatura dentro un capace mastello di metallo che portammo poi nel locale freddo della fattoria, quello in cui si conservavano le patate e la frutta. Quando finalmente il moscardino si svegliò dal letargo cominciai a nutrirlo e… poiché era solo… pensai pure di trovargli una famiglia: di conseguenza con l’arrivo della primavera cominciai a ispezionare con cura le radure, gli incolti e i bordi dei terreni coltivati.

Ricerche e scoperte –  La ricerca di una compagna per il moscardino che viveva nel mastello fu piuttosto lunga. Dopo parecchie esplorazioni, quando finalmente scoprii un grosso nido abitato da una femmina con prole mi avvicinai rumorosamente: di conseguenza l’inquilina ne uscì e scomparve velocemente tra i rami del cespuglio sul quale aveva messo su famiglia. All’interno del nido i neonati erano ancora ciechi e privi di pelo, li osservai  per pochi istanti e non li disturbai. Quando – a poche ore di distanza –  tornai per rivederli il nido era ormai vuoto: la madre già aveva ormai messo al sicuro i suoi piccoli, ben lontani dalle mie grinfie. Il giorno che riuscii ad arraffare un nido con madre e figli lo  portai nel vecchio mastello: non ci furono conflitti con l’ospite scovato in inverno e la madre si prese cura della prole. Ben presto però  i moscardini tornarono da dove erano stati prelevati: erano troppi e mio padre mi obbligò a riportarli nel bosco, anche perché i gatti di casa… se mai fossero riusciti ad entrare nel locale alla prima occasione se li sarebbero mangiati.     

Peccati veniali – Penso che il racconto di queste mie (peccaminose!) esperienza di ragazzino possa tornare utile a quanti si trovassero nella necessità di mettere in sicurezza un nido di moscardino o i soggetti giovani sfuggiti alle cure materne. A quei tempi non era vietato allevare gli animaletti selvatici e i “reati” da me commessi sono ormai caduti in prescrizione ma… a mia discolpa preciso che ero un bambino curioso e che, con l’avanzare degli anni, capii che gli animali non sono giocattoli.

Radura con cespugli, erbe alte e arbusti

Le radure con cespugli, fitti roveti,  erbe alte e arbusti fruttiferi sono un ambiente ideale per i moscardini (Foto: Franco Gray)

Esperienze

Moscardino tra le foglie secche

Moscardino ben celato tra le foglie del sottobosco (Foto: Luisa De Savi)

L’incontro con i moscardini  in difficoltà può creare dei problemi. I brevi racconti dei fatti (e dei misfatti!) commessi dal sottoscritto tanti anni fa invitano ad evitare errori. Ecco alcune osservazioni:

  1. Quando un nido con prole non ancora autosufficiente viene involontariamente danneggiato (ad esempio durante i lavori di manutenzione delle siepi) la nidiata va lasciato sul posto. In breve tempo la madre porterà la prole in un luogo sicuro.
  2. I moscardini rinvenuti in letargo vanno messi in sicurezza in un luogo freddo e protetto: il calore degli appartamenti li danneggerebbe. 
  3. Il ritrovamento casuale di giovani moscardini non deve preoccupare: allo stadio di crescita mostrato nelle foto sotto vanno rifocillati e posti lontano dai possibili predatori con una piccola riserva di cibo (ad esempio, pezzi di frutta matura). Rimessi in natura, sapranno cavarsela da soli.
Moscardino rinvenuto sulla soglia di una albergo

Moscardino disperso: si tratta di un soggetto molto giovane, probabilmente appena svezzato (Foto: Giulia Ghezzi)

Un salvataggio – Scrive Giulia in merito al ritrovamento del giovane moscardino senza nido della foto in alto:  “Il Moscardino era rannicchiato su uno scalino di un hotel di montagna dove alloggiavo. Si è lasciato prendere in mano anzi cercava il calore e si sentiva protetto […]
Ho cercato di capire da dove fosse caduto…zero nidi: era spostato di diversi metri da un bosco di noccioli e di rovi.
Dopo avergli dato acqua tiepida con zucchero disciolto che ha succhiato volentieri l’ho lasciato sotto i cespugli…”

 

In Valsesia 

Moscardino in letargo e ambiente montano ancora innevato alla fine dell'inverno

Inverno: il lungo sonno del moscardino e – a destra – l’ultima neve che si sta sciogliendo alla fine dell’inverno, quando già sugli alberi compaiono le prime foglie (Foto: Franco Gray)

In Valsesia il moscardino è conosciuto come “rat niciulin” e, sebbene nottetempo approfitti talvolta della frutta coltivata, gode di molta simpatia. Una breve indagine condotta via Web ne rivela la presenza sia nelle zone collinari della Bassa Valle che oltre i centri abitati del piano montano: il piccolo roditore è  stato segnalato infatti anche nella zona in cui il faggio cede gradatamente alle conifere (ad esempio: Alpe Bonda, circa 1250 m sul livello del mare).  Ciò dimostra che i moscardini sanno adattarsi anche ai climi poco ospitali; in effetti, i nidi che ne testimoniano la presenza  sono stati rinvenuti pure a 1500 metri, ben celati tra le felci e i lamponi delle alture della Val Sorba. L’avvistamento più alto è stato a 1710 metri di altitudine, verso l’Alpe Campo di Rassa. 

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

Vai a Roditori  (Pagina in “costruzione permanente”)

Vai a  Tra gli incolti

Ringraziamenti – Si ringraziano le persone che hanno fornito i dati sopra riportati e i fotografi che hanno concesso la pubblicazione delle loro opere.

Avvertenza –  Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato  in questo sito resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito. 

 

Tags: arbu, avventure, topo nocciolino, vita tra i cespugli .

Mirabolani

Posted on 10 Aprile 2023 by Franco Gray Posted in Archivio, Cuori selvaggi, Diario, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Frutti maturi di apprezzabili dimensioni, (Foto: Franco Gray)

Alcune piante di mirabolano messe a dimora circa vent’anni fa dallo scrivente lungo i poderi ancora in parte coltivati sono  cresciute vigorosamente e si sono moltiplicate. Ora allietano le colline e le piste che le raggiungono, vediamo come… 

Mirabolani in fiore e dettaglio

Marzo sulla collina. Una spettacolare fioritura di mirabolani (Foto: Franco Gray)

I mirabolani – Noti anche come àmoli, i mirabolani possono formare bellissime siepi. I loro frutti sono dissetanti, piacciono agli animali e – con un po’ di pazienza – possono essere utilizzati per preparare ottime composte. Dulcis in fundo: le piante sopportano le potature, si prestano come portainnesti e si riproducono da seme con estrema facilità mostrando caratteri genetici diversi. Preziose!

Mirabolani, frutti e fiori

Mirabolani, frutti e fiori (Fotocomp. Franco Gray)

In alto – Le immagini danno l’idea della variabilità dei frutti: maturati su piante selvatiche nate da seme, mostrano dimensioni e colori  diversi. Anche il loro sapore non è lo stesso: alcuni alberelli danno frutti dolci e succosi, altri si coprono di frutti dal gusto piuttosto aspro e dalla buccia spessa…

Ape e fiori di mirabolano.

Metà marzo, ape su fiore di mirabolano. Notare le cestelle con il polline (Foto: Franco Gray)

I mirabolani sono tra i primi a fiorire: annunciano la primavera. Sulle colline presso casa mia i loro fiori bianchi compaiono già  verso la metà di marzo e, nelle ore calde della giornata, il ronzio e gli andirivieni degli insetti indicano l’importanza e l’utilità di queste fioriture precoci che – se la stagione corre asciutta – durano a lungo e attirano soprattutto le api, i bombi e qualche farfalla.  Gli animali cercano i loro frutti, soprattutto in estate, quando il caldo è opprimente e l’acqua scarseggia: alcune varietà producono presto, altre solo verso la fine d agosto.  I frutti che maturano sugli alberi attirano gli uccelli, i ghiri, gli scoiattoli e i moscardini. In seguito, quelli che cadono al suolo nutriranno invece i molti mammiferi che non possono salire sugli alberi: la volpe – ad esempio – ne fa delle scorpacciate.

Un portainnesto che sopravvive –  I mirabolani sono usati come portainnesto per gli albicocchi e i pruni. Dalle mie parti capita spesso che le varietà di albicocco acquistate nei supermercati e frettolosamente trapiantate – proprio in quanto non adatte al clima – si ammalino facilmente e muoiano. Se a  seccare – vinta dalle malattie – sarà la parte innestata il  mirabolano usato come portainnesto in genere sopravvivrà: in questo caso, dai polloni che  spunteranno dal terreno nel giro di un paio d’anni compariranno i primi fiori e i primi frutti, e la pianta non avrà bisogno di trattamenti antiparassitari.

 

Storie di trapianti – Verso la fine del Novecento (vi sto parlando del secolo scorso!) un Ente organizzò un corso di frutticultura e, per spiegare le tecniche di innesto, acquistò  parecchie piantine di mirabolano. Alla fine delle lezioni le piante rimaste – che sembravano destinate alla discarica – furono messe a disposizione dei corsisti, ma non tutti avevano terreno sufficiente per la loro messa a dimora. Per favorire la mobilità agricola (a quei tempi dalle mie parti alcuni appezzamenti erano raggiungibili solo a piedi e la gente ancora si caricava le gerle sulle spalle!) avevo realizzato alcuni tratti di piste forestali: a me il terreno non mancava e con quelle provvidenziali piantine impiantai pure delle siepi. Sia sulle colline che nel fondovalle i mirabolani iniziarono a crescere un po’ dappertutto: i loro semi  furono infatti dispersi soprattutto dagli uccelli, o furono seppelliti dagli scoiattoli.

La riproduzione spontanea – Portati  lontano dalla pianta madre anche grazie ai  ruscellamenti  temporanei  i semi dei mirabolani trovano le condizioni ideali nel terriccio in cui vengono depositati dall’acqua piovana. Se attecchiscono in condizioni ideali  a volte  crescono più del dovuto: in questi casi con una drastica potatura gli esemplari troppo esuberanti vengono mantenuti nelle volute dimensioni. Detto per inciso, gli interventi da “potatore folle” effettuati a circa un metro dal suolo (ovviamente nel corso dell’inverno) danno dei vantaggi non indifferenti perché  dal tronco rimasto senza chioma in primavera spunteranno nuovi rametti che, nel giro di un paio d’anni, si copriranno nuovamente di fiori e di frutti. Frutti che – vista la modesta distanza dal suolo – potranno essere colti senza fatica.

Scoiattoli seppellitori di frutti e di semi

Gli scoiattoli nascondono spesso nel terreno i frutti che raccolgono sugli alberi (Fotoelab. Franco Gray)

Gli scoiattoli – con le loro operazioni di raccolta e di interramento dei frutti – sono ottimi seminatori. La velocità e le tecniche che gli scoiattoli mettono in atto per raccogliere e nascondere i frutti commestibili sono documentate in un articolo che parla della  raccolta delle noci. Come mostrano le foto, i fiori del mirabolano forniscono nettare e polline alle api. I frutti sono molto appetiti, e non solo dagli animali: quando la stagione estiva si fa asciutta, parecchi insetti vi trovano nutrimento.  Consumati sul posto, trovo i mirabolani dissetanti e ribadisco che – se raccolti e portati in cucina – diventano ottime composte.

Frutti maturi di apprezzabili dimensioni, (Foto: Franco Gray)

Frutti maturi di apprezzabili dimensioni (Foto: Franco Gray)

Frutti diversi su piante diverse

Fiori rosa con ape

Varietà ornamentale di Prunus cerasifera (Foto: Franco Gray)

Parliamo di piante nate da seme, quindi portatrici di un bagaglio genetico sorprendentemente diverso da soggetto a soggetto. Di conseguenza è possibile osservare:

  • alberelli che producono frutti piccoli e gialli;
  • piante che danno frutti di dimensioni maggiori dei soliti due-tre centimetri circa di diametro, spesso dolci e con colorazione della buccia tendente al rosato;
  • alberi che tendono a crescere vigorosamente e a produrre drupe blu scuro, in genere a maturazione tardiva;

Detto in breve, ogni pianta nata da seme può riservare sorprese…

I mirabolani ornamentali

Le capacità del genere umano di trasformare gli esseri viventi sono note a tutti. Il cosiddetto “Mirabolano rosso”  ha foglie rosso-violacee ed è apprezzato per la sua fioritura rosea. Catalogato come Prunus cerasifera, da alcuni autori è definito “ciliegio rosa”.

Foto a lato – I fiori rosa del Prunus ornamentale catalogabile come Prunus cerasifera Ehrh. subsp. pissardii  (Fonte: Acta plantarum). Come mostra la foto, anche i fiori colorati forniscono nutrimento a parecchi specie di insetti: le api li frequentano con impegno. I Prunus in questione danno frutti dal colore violaceo.

Nota – Per i sinonimi basterà consultare Acta Plantarum.

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

Vai a Tra gli incolti

La descrizione dei mirabolani e dei piccoli frutti selvatici continua. Le ricette per la preparazione delle composte sono rimandate ad altri articoli…

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Tags: mirabolani, mirabolani ornamentali, piccoli frutti, Prunus cerasifera varietà pissardii, Valsesia .
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