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Archivi mensili: Maggio 2021

Il Laghetto di Cravagliana

Posted on 26 Maggio 2021 by Franco Gray Posted in Cuori selvaggi, Diario, Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .

Valsesia, maggio 2021: in Val Mastallone per osservare e raccontare un percorso tra le montagne: in viaggio da Brugarolo fino al Laghetto di Cravagliana.

Sentoero da Brugarolo al Laghetto di Cravagliana (Alessandro Costansza)

Il sentiero che da Brugarolo porta al Laghetto di Cravagliana (Elaborazione: Alessandro Costanza)

Da Brugarolo al Laghetto: appunti di primavera

Fotocomposizione con fontana, nome del paese, strada pedonale che lo attraversa

A Brugarolo (Foto: Franco Gray)

Merlo maschio

Il merlo sul frassino  (Foto Franco Gray)

Foto in alto  – A Brugarolo: la fontana e l’acciottolato che porta ai sentieri –   Brugarolo è una frazione del Comune di Cravagliana. Dalla strada che porta al Capoluogo ci si arriva  deviando a destra e procedendo per poche centinaia di metri fino al parcheggio. Un luogo tranquillo, accogliente.

A sinistra – Presso le prime case, un merlo canterino su un frassino ancora carico delle bacche d’edera mature.

Dalla strada che attraversa le case di Brugarolo si diramano i sentieri per i monti: per arrivare al Laghetto di Cravagliana si segue il 573.   

Fotocomposizione con silene, ruderi alpeggio e ginestre

Da Brugarolo verso il laghetto: silene su ripe fiorite, i resti di un alpeggio, uno sguardo a valle, dove scorre il torrente Mastallone (Foto: Franco Gray)

Sentiero 523: un guado

Lungo il sentiero per il laghetto: un guado (Foto: Franco Gray)

Da Brugarolo (m 625 slm) il sentiero 573 si inerpica subito verso il laghetto in un ambiente ricco di storia  e di spunti naturalistici. Il primo tratto è caratterizzato dagli interventi umani del passato: terrazzamenti sostenuti da muri a secco costruiti per creare qualche spiazzo. Abbandonate le coltivazioni, è ritornato il bosco. Uno sguardo alla vegetazione e, tra gli arbusti già in fiore,  compaiono vecchi castagneti. Alcuni castagni – certamente a causa del Cinipede galligeno e dei parassiti – sono in sofferenza e saranno presto sostituiti da altre essenze: tra queste i quercioli che troveremo più avanti, abbarbicati alle rocce. Ai bordi del sentiero si notano dei frassini ormai disseccati: il fungo parassita (Hymenoscyphus fraxineus) ha raggiunto anche queste zone per cui – mentre le foglie e i rametti si dissecano – sui tronchi le cortecce cadono a pezzi.  Poco più avanti dell’Alpe Vanisella (m 740) rimangono solo i sedimi degli antichi fabbricati. Poi, oltre il Rio Pizzetto,  il paesaggio si fa più aspro. Il sentiero – recentemente sistemato – è stato liberato dagli alberi sradicati, sono stati ripristinati alcuni gradini e delle staccionate, per cui si procede senza difficoltà con lo sguardo tra le pareti, gli strapiombi e le aperture sul torrente Mastallone che scorre tra i centri abitati del fondovalle. Si sale ancora tra i profumi del bosco, le tracce lasciate dagli animali e i recenti lavori dei volontari poi, dopo un breve tratto in discesa, si arriva in uno  spiazzo.  Siamo in primavera a quota 788 m di altitudine: il vento e varie forme di vita legate all’acqua increspano la superficie del laghetto di Cravagliana.

Laghetto di Cravagliana, maggio

Il laghetto di Cravagliana, maggio 2021 (Foto: Franco Gray)

  Tra terra e acqua

Fotocomposizione con gerridi in accoppiamento

A pelo d’acqua (Foto: Franco Gray)

Sopra – Animali che si muovono in superficie – A pelo d’acqua troviamo i Gerridi: scivolando sull’acqua creano cerchi concentrici. Alcuni già si stanno accoppiando, altri si contendono i resti di un insetto.

Girino

Girino di Rana temporaria che si nutre con i fiori ormai disseccati di un querciolo (Foto: Franco Gray)

 

Nell’acqua, tra le mucillaggini si celano altre forme di vita. Quando immergo la macchina fotografica anfibia si muovono tre grosse larve di libellula, ma subito si nascondono nuovamente tra le foglie del fondo. Le libellule allo stadio larvale predano di tutto e altrettanto faranno gli adulti quando, dopo la metamorfosi, voleranno tra le rive a caccia di insetti. Si accoppieranno nel corso dell’estate, deporranno le loro uova nell’acqua e il ciclo si ripeterà di anno in anno.

In questo periodo la pozza diventa fondamentale per la sopravvivenza delle rane e degli altri animali che compiono lo stadio larvale nell’acqua: in zona non sono presenti altri laghetti. I girini se ne stanno ammassati in un angolo ma qualche esemplare (foto a lato) va in cerca di sostanze nutritive e abbandona il gruppo. Poco lontano troviamo ancora una ovatura deposta di recente da una rana forse un po’ ritardataria…

Fotoelaborazione: tra l'acqua e le sponde

Ai bordi del laghetto (Foto: Franco Gray)

Tra il laghetto e i burroni: il pianoro

Intorno al laghetto di Cravagliana

Intorno al laghetto (foto: Franco Gray)

Foto sopra – Intorno al laghetto le panche costruite sul posto con i tronchi caduti; il tavolo è realizzato con un blocco di pietra. Al centro la quota altimetrica incisa su un sasso appeso a una betulla. A destra un querciolo abbarbicato allo strapiombo, sullo sfondo il Torrente Mastallone.  

Ginestra in fiore, con dettagli dei fiori

Ginestra in fiore (Foto: Franco Gray)

Foto a lato: ginestra in fiore 

Il laghetto forma una conca in cui si raccoglie l’acqua piovana ed è circondato da un bosco pianeggiante con qualche betulla, quercioli e castagni. Un breve sopralluogo tra felci, erbe, arbusti e alberi permette di rilevare tracce biologiche che rivelano la presenza di uccelli e di alcuni mammiferi: lungo il sentiero si sono trovati i resti (penne e piume) di una ghiandaia predata da qualche giorno e le fatte di una volpe che, per calmare la fame, si era accontentata di qualche ghianda. Le lepri evidentemente non finiscono facilmente nelle sue fauci: la loro presenza è rilevata dagli escrementi freschi lasciati ai bordi del burrone che guarda verso Cravagliana. Sui cigli del dirupo troviamo un micro-ambiente esposto al vento e ai raggi del sole, caratterizzato da notevoli sbalzi termici tra la notte e il giorno. Vi si sono insediate le poche forme di vita adatte  a condizioni climatiche inclementi e alla mancanza di suolo terroso. 

Sul dirupo

Il bosco arriva fino agli strapiombi, con qualche alberello ancora abbarbicato alle pareti. Sulle rocce il timo (la nota “saleggia”) sta per fiorire. Tra i licheni, le erbe e gli arbusti troneggia un grande ginepro carico di bacche ancora verdi. La sommità della pianta  è stata in parte brucata da un grosso ungulato, forse da un camoscio.

Sul dirupo, un vigoroso ginepro abbarbicato alla roccia (

Sul dirupo, un vigoroso ginepro abbarbicato alla roccia (Foto: Franco Gray)

Ginepro, pianta femminile con bacche immature (Foto: Franco Gray)

Ginepro, pianta femminile con bacche (Foto: Franco Gray)

A destra –  Coccole di ginepro: la pianta che cresce e fruttifica sul dirupo resiste alle difficili  condizioni di vita  di un ambiente esposto alle inclemenze del clima e ai forti sbalzi termici. 

Il ginepro è pianta dioica: i fiori maschili – che producono solamente il polline –  si sono sviluppati su un altro cespuglio.  La fecondazione della pianta femminile è avvenuta soprattutto grazie al vento.   

In basso – Panorama sul fondovalle: Giavinali è una delle frazioni del Capoluogo. Il Comune di Cravagliana è caratterizzato da  numerosi nuclei abitativi sparsi tra le montagne. 

Cravagliana, il Mastallone e la Frazione Giavinali

Attorno al laghetto: il dirupo che guarda verso Cravagliana (Foto: Franco Gray)

Un ambiente ben custodito anche grazie al volontariato…

Volontari

Sul ciglio dello strapiombo (Foto: Gianmarco Regaldi)

 Foto in alto – Alcuni dei volontari che hanno recentemente ripulito il sentiero per il Laghetto

Dal laghetto a Brugarolo – Il rientro potrebbe avvenire scendendo verso Giavinali ma, raggiunta la frazione, sarebbe necessario  tornare a Brugarolo a piedi.  Sul sentiero per  Giavinali le notizie sono incerte: potrebbe essere interrotto dagli alberi caduti o dalle frane.  Il percorso dal quale siamo venuti è invece abbastanza agevole: i volontari che lo hanno ripulito e sistemato hanno compiuto un buon lavoro.

Cravagliana e frazioni – Per saperne di più vai a:

Comune di Cravagliana

Cravagliana, Wikipedia

 Franco Gray (all’anagrafe: Franco Bertola) 

Cartografia e informazioni durante il percorso: Alessandro Costanza – Foto: Franco Gray, Gian Marco Regaldi

FOGLIA 100-x-75

Avvertenza –  Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito. I vari autori hanno concesso il  permesso di utilizzare le loro foto o i loro testi su precisa richiesta dell’amministratore.

Tags: Brugarolo, Cinipede galligeno, Cravagliana, frazione Giavinali, Giavinali, girini .

Pozze e laghetti: appunti di primavera

Posted on 17 Maggio 2021 by Franco Gray Posted in Cuori selvaggi, Diario, Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Ditisco, pozza con tife, larva di libellula

Nelle pozze: ditisco e larva di libellula. I ditischi sono coleotteri predatori come le larve delle libellule che svernano nella fanghiglia del fondo insieme a miriadi di altre specie. A centro, una pozza  alimentata dalla sola acqua piovana (Foto: Franco Gray)

Valsesia 2021- Pozze e laghetti tra le colline e i monti

Un freddo e asciutto inizio di primavera – Quando la stagione primaverile corre asciutta, i primi a patire la siccità sono gli animali che, per riprodursi, hanno bisogno di acqua e di tempo umido. I rospi, ad esempio, possono disidratarsi nel loro percorso dai quartieri di svernamento alle pozze i cui si riproducono. Le rane  in fase riproduttiva nelle  primavere particolarmente secche si ammassano nelle poche pozze disponibili. Queste saranno presto zeppe di ovature che, in molti casi, non andranno a buon fine.

Rana temporaria: accoppiamento e uova

Rana temporaria: riproduzione. “Abbraccio” fuori dall’acqua e uova deposte in una pozza fangosa (Foto: Franco Gray)

Neve di primavera sui monti

11 aprile, la difficile primavera 2021. Da Scopello, Valsesia (Foto: Roberta Cattaneo)

Osservazioni di primavera – La primavera 2021 all’inizio non è stata delle migliori, e non solo per le limitazioni legate alla pandemia: giornate fredde e assenza di precipitazioni  nella Bassa Valsesia hanno rallentato  parecchi cicli biologici, in particolare quelli legati all’acqua. Gli anni scorsi, ad esempio, agli inizi della primavera le rane erano in fase riproduttiva (foto in alto) ma, anche per la scarsità di pioggia, lasciati i boschi si spingevano a cercare acqua fino ai giardini domestici. Quest’anno, in un  vento gelido e con i ruscelli in asciutta… la prima pioggia è caduta il 12 di aprile senza riuscire a riempire le pozze ancora prive di vita. Altrove – e mi riferisco ad alcune località della Valsesia più fortunate dal punto di vista idrico – a metà aprile le rane e i rospi già avevano deposto le loro uova in alcuni specchi d’acqua. Roberta ad esempio, ai primi di aprile segnalava un intenso via-vai di anfibi sotto il Ponte Vecchio di Pila.

Foto in alto: 11 aprile – Dopo il periodo secco, sui monti è tornata la neve.  Sulle colline della Bassa Valle l’acqua scarseggiava ancora e il risveglio della primavera sembrava rimandato…

 Nelle colline, durante il periodo asciutto i cinghiali scavavano con il grugno presso le vecchie cisterne delle vigne ormai abbandonate: evidentemente “fiutavano” l’acqua rimasta nelle vasche di cemento e cercavano quella che nelle pozze e nei ruscelletti mancava ormai da tempo. Mentre il vento e il freddo ritardavano i processi vitali, le gemme  appena spuntate nelle notti gelide  finivano spesso “bruciate” dal gelo. Nei prati e nelle radure ricche di humus  pochi fiori: dopo i campanellini di primavera facevano capolino gli anemoni dei boschi e, tra l’erba ancora disseccata, qualche croco.  

Tra colline e montagne

Aprile: la prima benefica pioggia – Aprile ha visto finalmente la Valsesia sotto la pioggia. Acqua caduta dal cielo con giudizio, senza provocare danni… e la vita ha ripreso lentamente vigore.

Foto sotto: una salamandra – Con le piogge di primavera le salamandre  lasciano le tane sotterranee in cui hanno passato la stagione del gelo e, approfittando dell’umidità,  vanno alla ricerca di pozze: partoriranno le loro larve nell’acqua pulita e moderatamente corrente.  

Salamandra

Salamandra, boschi tra Quarona e Roccapietra   (Foto: Franco Gray)

Raganella maschio

Raganella maschio, colline della Bassa Valsesia  (Foto: Franco Gray)

Nelle colline della Bassa Valsesia ad annunciare la pioggia di  aprile sono state le raganelle con il loro tipico canto. Uscite dai loro rifugi invernali solo con l’acquazzone del 21 aprile, sono entrate in attività,  con i maschi ad aspettare le femmine nelle poche pozze finalmente allagate o a cantare sui rami bassi degli alberi e degli arbusti. Ma l’acqua era poca, il vento ancora freddo e i maschi – a quanto ho potuto constatare –  fin verso la fine di aprile hanno cantato invano.

Foto a lato – Un maschio di raganella dalla colorazione inusuale tra i rami bassi di un abete. Complice il tempo umido, anche per le raganelle inizia la stagione della riproduzione…

Il lockdown  e il buonsenso non permettevano grandi spostamenti, ma le notizie sulla situazione della Valle arrivavano comunque grazie alla Rete: nei noti laghetti con lo scioglimento della neve la vita riprendeva lentamente seguendo un orologio biologico vecchio quanto la storia dell’Evoluzione. Faceva ancora freddo, l’erba stentava a crescere e i fiori a sbocciare, ma si entrava finalmente nei riti riproduttivi della primavera…

Vai a  Raganelle, dall’acqua agli alberi

Vai a  Anfibi, dall’acqua alla terra e viceversa

Fine aprile: oltre le colline

Lasciate le colline, alle quote superiori la neve si sta sciogliendo e la vita nelle pozze riprende i suoi ritmi: gli organismi legati all’acqua sfruttano il tepore del primo disgelo. Nella conservazione di equilibri dovuti a lunghi processi evolutivi la presenza dei piccoli invasi diventa fondamentale. 

Alpeggio (Foto: Massimo Gullotti)

Alpe Colmetto (Foto: Massimo Gullotti)

Foto in alto – La foto di Massimo Gullotti è stata scattata il 24 aprile in Val Sabbiola,  all’Alpe Colmetto a 1505 m di altitudine per documentare  il risveglio della natura: il laghetto stretto tra la neve e le sponde ancora in parte gelate è già ricco di forme di vita in movimento.    Scrive Massimo che – giunto al laghetto del Colmetto di Cevia –  ad ascoltare i richiami delle rane provò un grandissima  sensazione: ” […] quasi a dirmi fermati e ascoltaci, quasi a dirmi qua è tutto un mondo diverso! E non fare un passo in più, o smettiamo di cantare. Un risveglio della natura timido ma potente”.

Primi di maggio: tanta pioggia benedetta, neve sui monti

Con i primi di maggio anche nella Bassa Valle le poche pozze sono finalmente colme, le sorgenti si sono rivitalizzate  e anche i ruscelli hanno ripreso a cantare…

Raganelle: amplesso ascellare e uova appena deposte (Foto: Franco Gray)

Raganelle: amplesso ascellare e uova appena deposte (Foto: Franco Gray)

Se prima delle piogge le raganelle si muovevano timidamente e i maschi emettevano invano i loro “cre – cree – cre”, ora è tutto cambiato: nel giro di poche ore si formano le coppie, nelle pozze le femmine depongono le uova attaccandole all’erba e ai rametti sommersi, i maschi le fecondano. La vita riprende a pulsare, me nelle quote che sfiorano il Piano Alpino  la situazione è ben diversa…

Sui monti…

Laghetto Presso alpe Maccagno

Alpe Maccagno il primo laghetto. Sullo sfondo: il Corno Bianco (Foto: Paolo Champ)

Laghetto nel gelo, Alpe Maccagno

Alpe Maccagno, il primo laghetto l’8 maggio 2021 (Foto: Paolo Camp)

In alto e  a destra le foto di Paolo Champ portano al primo laghetto dell’Alpe Maccagno. L’Alpe si trova in Alta Val Vogna, a quasi 2020 m di altitudine.  Nelle acque  parzialmente gelate  tutto tace, le sponde sono tuttora deserte e le forme di vita legate all’acqua sono ancora al riparo, celate nella fanghiglia del fondo.

Paolo riferisce che sopra e sotto la superficie del lago ancora parzialmente gelata non vide muoversi nulla,  ma è ben noto che  le forme di vita che popolano questi specchi d’acqua hanno subito processi di adattamento alle condizioni più difficili per cui presto usciranno dal letargo. Altrove, dove il clima è meno rigido, le larve nate da poco dovranno fare i conti con il clima e gli eventi atmosferici di questo inizio di primavera…  

 

FOGLIA 100-x-75

Strategie di sopravvivenza

Il 10 e l’11 maggio sulla Valle la pioggia cade quasi senza interruzioni, la Sesia si gonfia e rumoreggia. 

Foto in basso – Girini di rana (probabilmente Rana temporaria) nati  in una pozza precedentemente spazzata da una piena. Siamo al Ponte dei Dinelli, frazione Scopetta del Comune di Scopa: notare l’assenza di sostanze organiche. Piante ed animali, in effetti, furono portati via dalla disastrosa piena della Sesia ai primi di ottobre 2020. Le pozze, i ruscelli e le sponde del fiume saranno nuovamente colonizzati dalle piante e da altri animali, ma il processo richiederà del tempo e al momento il piccolo specchio d’acqua offre ben poche risorse alimentari. 

Girini di rana

Maggio – Girini al Ponte di Scopetta (Foto: Franco Gray)

 Nei rigagnoli e nelle pozze attorno al ponte di Scopetta a maggio già nuotavano i girini della rana temporaria, ma la piena ha trascinato via quelli che vivevano nei piccoli invasi alimentati da acqua corrente e sono sono rimasti solo quelli nati nelle pozze riempite dalle piogge. Evidentemente le rane – quando depongono le loro uova – adottano diverse strategie riproduttive: la tiepida acqua stagnante favorisce la schiusa ed è ricca di nutrienti, ma la pozza potrebbe esaurirsi con la siccità. L’acqua in continuo movimento è meno ricca di alimenti, non corre il rischio di sparire in caso di tempo secco ma… nei ruscelli in piena i girini possono finire travolti dalla corrente.

L’avventura della vita è una scommessa fatta di rischi e di opportunità  per cui… il luogo in cui si nasce può essere determinante per la sopravvivenza. 

A questo punto la narrazione apre nuovi filoni d’indagine:

1 – la vita nelle pozze e nei ruscelli intorno al Ponte di Scopetta  (il noto Ponte dei Dinelli) prima dell’alluvione del 3 ottobre 2020, quando la corrente si portò via tutto.

2 – il secondo filone è volto invece a catalogare – nel tempo e con una serie di pagine in costruzione – le forme di vita che torneranno a popolare le pozze e i ruscelli attorno al ponte  sopra menzionato.

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

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Avvertenza – ll sito chiede sempre ai vari autori il permesso di utilizzare le loro foto o i loro testi. Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito.

Tags: ditischi, girini, laghetti, pozze, sorgenti, Valsesia .

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