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Archivi mensili: Ottobre 2020

2020, Valsesia – Primi giorni d’autunno…

Posted on 8 Ottobre 2020 by Franco Gray Posted in Diario, Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .

L’autunno 2020 in Valsesia. Il dolce fine-settembre tra prati e pascoli.  Poi le grandinate che, nella Bassa Valle, hanno costretto a una precipitosa vendemmia. I primi giorni di ottobre con il cielo che inondava la terra…

Sorbo montano (Sorbus aria) - Frutti maturi

 Tra i monti, i frutti maturi del sorbo  (Sorbus aria)

Valsesia, fine settembre 2020 –  I primi giorni d’autunno sembravano carichi di promesse. Mentre nei frutteti di montagna le mele prendevano colore, nei boschi maturavano i frutti selvatici e crescevano i primi funghi. Nelle vigne della Bassa Valle si prospettava una bella vendemmia, nei pascoli  alti il sole era ancora caldo e c’era rimasta un po’ d’erba da brucare…

Alpe Maccagno, cavallo Aveglinese

Val Vogna, Alpe Maccagno: un cavallo di razza Avelignese (Foto: Letizia Maffia)

Se all’Alpe Maccagno (2188 m slm) alla fine di settembre i pascoli erano ancora pingui, i boschi  e gli altri alpeggi che caratterizzano l’Alta Valle brulicavano di vita…

Valsesia, fine settembre 2020

Fine settembre 2020 – Tra i boschi e il Fiume Sesia (Franco Gray, Dani Ciamp) 

Foto in alto – Una faggeta con le foglie ancora lucide  che accennano appena a cambiare colore e un tranquillo tardo pomeriggio nei pressi della  Sesia  al ponte dei Dinelli (Ponte Di Otra, Scopetta, Fraz del Comune di Scopa). Il luogo è ben noto agli amanti delle escursioni in bicicletta da montagna, a chi fa rafting e canoa, ai geologi e agli escursionisti. In effetti fa parte di una pista ciclabile che attraversa la Sesia e diventa punto d’imbarco per chi pratica sport d’acqua. Come se ciò non bastasse il sito è stato ed è oggetto di studio per le sue rocce (vedi Supervulcano della Valsesia). Costruito per favorire l’accesso agli alpeggi ora abbandonati, il ponte diventa punto di passaggio obbligato per chi ama avventurarsi nei boschi e raggiungere le solitarie e impervie vallate che portano verso i Denti di  Gavala.   

Ottobre d’acqua e di sventure

Fotoelaborazione - versante montano sferzato dalla pioggia, lupi

Tempo da lupi – (Fotoelaborazione: da foto di Franco Gray)

Tempo da lupi – la notte tra il due e il tre di ottobre di questo sfortunato 2020 è stata da incubo: incubo dovuto alla pioggia  scrosciante, ai frastuoni dei corsi d’acqua e  al presagio che – vista la quantità delle precipitazioni – non stava succedendo niente di bello. Non era il solito “maltempo” con cui talvolta vengono definite le giornate di pioggia o le precipitazioni del fine settimana. Stavolta il maltempo c’era davvero e i risultati di quelle piogge fu ben noto a tutti sin dall’alba, quando arrivavano le prime notizie sulle persone disperse, sui crolli dei ponti e sulle strade interrotte, sugli allagamenti e  su una lunga serie di altre disgrazie. Da fonti di seconda mano si apprese subito che in alcune località la pioggia stava raggiungendo la soglia critica dei 500 millimetri. Per fare un paragone, parecchi anni fa in alcune zone della Bassa  Valsesia le precipitazioni annuali  si aggiravano sui 700 millimetri l’anno. Detto in breve, in poche ore il suolo stava ricevendo una quantità d’acqua che si avvicinava a quella che un tempo cadeva in un intero anno solare.

La fotoelaborazione in alto ha valore di metafora evocativa. “Tempo da lupi” è una definizione da sempre in uso  che sta ad indicare situazioni meteorologiche critiche. Ad evitare false interpretazioni, preciso che la foto dello sfondo mostra una località della Valsesia a circa 700 m slm. I lupi furono invece fotografati dal sottoscritto parecchi anni fa a Civitella Alfedena, nel Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise… 

Ai Dinelli, lungo il fiume…

La piena comincia a calare - Dinelli, primo pomeriggio del 3 ottobre (Foto: Franco Gray)

Dinelli, primo pomeriggio del 3 ottobre (Foto: Franco Gray)

   Primo pomeriggio del 3 ottobre: pioviggina ancora ma il grosso dell’onda di piena è ormai passato. Ammassati contro il ponte, gli alberi sradicati testimoniano la portata d’acqua raggiunta dal fiume durante la notte e lungo le sponde rimangono i resti di ciò che la furia della corrente ha distrutto: nei prati che costeggiano le sponde si trova qualche pesce morto, abbandonato tra l’erba dalla corrente che ancora si sta ritirando. Il passaggio verso la sponda destra è completamente ostruito, i cartelli posti dall’Associazione Supervulcano della Valsesia che raccontavano la storia geologica del luogo sono stati trascinati chissà dove insieme a parte delle opere destinate alla pista ciclabile. Lungo le sponde del torrentello che si butta nella Sesia si notano grossi tigli sradicati. Altrove è andata ben peggio: le notizie che rimbalzano  tra i media parlano di persone disperse. 

Serravalle e il “ponte del trenino”

Lasciamo il Comune di Scopa e arriviamo in quello di Serravalle. Le foto di Alberto Mazzone  documentano la situazione in  quello che un tempo era noto come “Il ponte del trenino” in quanto – ai tempi in cui la Cartiera di Serravalle era fiorente – vi transitava un trenino carico di risme e di rotoli di carta.  Passato il ponte, si dirigeva poi verso la stazione ferroviaria di Grignasco perché i prodotti della fabbrica – caricati sui ben più capaci vagoni – finissero nelle aziende di trasformazione.

1968 – La storia dei trasporti sul “ponte del trenino”  finisce nel novembre del 1968, a causa dell’alluvione che devastò la Valsesia e la Valsessera.  Era la notte del 2 novembre: per la furia della corrente, crollarono alcuni piloni e il collegamento su strada ferrata tra il Capoluogo e Grignasco cessò di esistere. Secondo alcune fonti quella ormai lontana “batosta” segnò  il lento declino della gloriosa cartiera di Serravalle: il trasporto della produzione continuò ovviamente su gomma ma nel 1982 lo stabilimento cessò di produrre…

Serravalle, La piena tra i ruderi del "Ponte del trenino"

Serravalle 2020 – La piena della Sesia ai ruderi al “Ponte del trenino”  già travolto in parte dall’alluvione del 1968… (Foto: Alberto Mazzone)

L’alluvione del 1968, ricordi personali – La “microstoria” che segue – vissuta e raccontata in prima persona – forse aiuterà a rendere l’idea di come andavano le cose in quegli anni ormai lontani. Nel novembre del 1968 – ormai alla fine del servizio militare di leva – mi trovavo a Livorno, nel I Battaglione Paracadutisti.  Le notizie dell’alluvione erano già arrivate, ma in maniera ovattata. Non ero in apprensione: se fosse successo qualcosa di grave qualcuno mi avrebbe avvisato: “… nessuna nuova, buona nuova” pensavo.

La mattina di quel lontano novembre ero in città. Appena rientrai il maresciallo di fureria venne a cercarmi perché il capitano mi aspettava in ufficio.  Sul subito sperai che ci fossero comunicazioni di servizio o qualche grana [detto tra parentesi, giusto un paio di giorni prima avevo avuto un franco scambio di idee con un tenentino e con in “nonno” che avrebeb voluto tiranneggiare le reclute] poi però cominciai a temere il peggio. “C’è una licenza di dieci giorni pronta”, concluse il maresciallo. Mi precipitai a prenderla, il capitano mi disse una parola di incoraggiamento, lo salutai e me ne andai. Subito dopo incontrai il compianto Omar Aprile Ronda: era di un’altra compagnia ma ci si sentiva spesso e ed era venuto a cercarmi, anche lui con la sua brava licenza in mano. Omar abitava in Valsessera nella zona  di Trivero e, dalla faccia, capii che da quelle parti la situazione non era delle migliori. Partimmo subito e, dalla stazione di Livorno, arrivammo nel Vercellese (non ricordo esattamente dove) nel pieno della notte: da lì in avanti non c’erano più treni in servizio. Ci mettemmo in cammino sperando nella buona sorte e la fortuna ci aiutò sotto forma di una macchina della polizia: eravamo in divisa e i poliziotti (forse violando qualche oscuro regolamento) ci portarono fino a pochi metri da casa mia. I miei erano già svegli. Niente di irreparabile: a cento metri da casa c’era stata solo una piccola frana ma… continuava a piovigginare.

Omar voleva proseguire: salimmo sulla mia moto e – schivando sassi e detriti – arrivammo dai suoi. La sua casa c’era ancora, ma il panorama che avevamo incontrato era almeno inquietante. Tanto per citare qualcosa: il ponte sul torrente Sessera presso la Cartiera di Crevacuore era crollato, proprio come quello di Serravalle. 

 

Resti del "ponte del trenino"

Serravalle Sesia, ottobre 2020: ciò che resta del “ponte del trenino” dopo l’ennesima piena (Foto: Alberto Mazzone)

     Foto in alto – I resti del ponte del trenino crollato nel 1968 e nuovamente assaliti dall’acqua il 3 ottobre 2020 ricordano che la storia delle piene che hanno funestato la vita alle popolazioni della Valsesia è lunga e tragica. Dieci anni dopo la butta esperienza del 1968, in effetti, la Valle conobbe altre distruzioni… 

1978: storia di una alluvione con  equivoco – La gente della  Valsesia in caso di necessità sa essere solidale.  Ai primi di agosto del 1978 ero in Alta Valle con un gruppo di amici. Dopo i nubifragi del 7 e 8 agosto crollarono parecchi ponti, le frane ostruirono le vie di comunicazione e rimanemmo isolati in un paesino di cui neppure ricordo il nome. Nel gruppo c’erano anche due giovani donne in stato  di  avanzata gravidanza: una era mia moglie. Vista la situazione, tutti quanti fummo ospitati in una casa privata. Per aiutarci a passare la notte alla meno peggio il proprietario stese sul pavimento dei materassi e delle coperte. Ci diede qualcosa da mangiare e a tarda sera ci sdraiammo tutti a terra sperando  di riuscire a dormire. Nel cuore della notte – scosso dai rumori inquietanti  di quella lontana tragedia – mi svegliai preoccupato e cercai di abbracciare mia moglie per rassicurala. Dal sobbalzo che ne seguì capii che stavo cercando di abbracciare il marito della sua amica che dormiva alla mia sinistra. Mi ero girato male: mia moglie si trovava dall’altra parte. La mattina arrivò con il sorriso: quell’equivoco notturno aveva stemperato un po’ la tensione. 

FOGLIA 100-x-75

Quando torna il sereno… 

Sereno

Dopo la pioggia (Foto: Franco Gray)

 La tempesta è passata, si contano i danni dell’alluvione ma è arrivata l’ora di ricominciare…

  Franco Gray (all’anagrafe: Franco Bertola)FOGLIA 100-x-75

Avvertenza – Tutto il materiale pubblicato  in questo sito resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione, ma sono gradite le condivisioni. Le eventuali citazioni dovranno essere corredate dall’indirizzo del sito. 

 

Tags: alluvioni, Alpe Maccagno, ottobre 2020, piena di ottobre del 2020, Sesia .

Val Vogna: settembre tra prati e pascoli…

Posted on 3 Ottobre 2020 by Franco Gray Posted in Cuori selvaggi, Diario, Luoghi, Monografie, Storie .

Valsesia – In Val Vogna tra i pascoli del piano montano: un articolo  sull’ultima erba e sui fiori sbocciati al sole di settembre. Una serie di osservazioni episodiche tra i corsi d’acqua, i prati, i boschi e la gente…

Fotolebaorazione pascoli e Polygonia

Settembre a circa 1500 metri di altitudine: nell’inserto una Polygonia  su  di  una foglia di betulla (Foto: Franco Gray – Dani Ciamp)

 

Pascoli presso il torrente Vogna

Il difficile ambiente dei pascoli (Foto: Franco Gray)

La fotocomposizione in alto mostra due particolarità della Valle: i pascoli e i larici che li circondano. Nell’inserto circolare una farfalla del genere Polygonia, nota come “farfalla foglia” per le indubbie capacità mimetiche che mostra. Le farfalle del genere Polygonia presentano, nella pagina inferiore della ali,  una C bianca. Tale caratteristica dà  il nome alla specie più conosciuta, la Polygonia C albus, ma troviamo anche   altre specie simili: delizia e croce degli entomologi impegnati nella loro catalogazione.  

La foto a lato mostra la natura difficile dei pascoli. I bovini fanno parte della razza Bruno-alpina e il loro aspetto rivela il notevole miglioramento genetico messo in atto dagli allevatori. Questi animali sono atti a sopportare il clima mutevole del piano montano e ne sfruttano le magre risorse adattandosi a terreni impervi. Nella foto a lato brucano sul ciglio di un burrone nei pressi del torrente Vogna. Siamo nei pressi del bivio del sentiero che porta alla frazione Peccia, ma l’insediamento e il lago che la caratterizza sono agevolmente raggiungibili percorrendo uno sterrato che si snoda tra i fianchi della montagna e  le gole segnate dalla forza erosiva del torrente…      

Torrente Vogna

Un tratto relativamente tranquillo del torrente Vogna (Foto: Franco Gray)

Osservazioni e appunti tra acqua, prati, pascoli e boschi Dalla frazione Sant’Antonio verso i pascoli…

val Vogna, prati. Ultimi tagli di settembre

La ‘rgorda, ovvero l’ultimo foraggio che, ai primi di settembre, ancora si può far seccare al sole (Foto: Franco Gray)

Capra di razza Camosciata  Delle Alpi e ontanelle

Camosciata delle Alpi e ontanelle (Foto: Franco Gray)

Settembre: verso l’autunno – A settembre le giornate di sole permettono ancora di tagliare e far seccare l’erba.  Come già illustrato in un articolo precedente, dai prati che fanno della zona una “Valle delle Meraviglie” si ricava un foraggio prezioso…

Vai a Fienagione in Val Vogna

Dai primi di settembre alla fine del mese il paesaggio della Valle cambia in modo radicale. Per quanto riguarda gli animali selvatici di grossa taglia occorre precisare che in primavera si potevano avvistare con una certa facilità. In seguito – con l’arrivo delle mandrie e degli escursionisti  – si sono spostati verso angoli remoti.

Dove l’erba non può essere falciata troviamo gli animali domestici al pascolo. Più su, gli angoli meno accessibili sono riservati alle rustiche e adattabili capre: sanno arrampicarsi anche dove gli altri erbivori di taglia maggiore farebbero fatica ad arrivare. Intanto, con i primi freddi le mandrie scendono dai pascoli alti e si portano verso il fondovalle…

Il link porta a un articolo sulla monticazione delle mandrie… 

Vai a   Enarpa e desarpa 

FOGLIA 100-x-75

Tra pascoli e boschi, prima del freddo…

Un pascolo a settembre con gli ultimi fiori

Un pascolo a settembre, con gli ultimi fiori. L’erba, brucata a giugno durante la salita agli alpeggi… aspetta il ritorno della mandrie che a breve torneranno nel fondovalle  (Foto: Franco Gray)

Dalla Frazione Sant’Antonio il viaggio prosegue tra i prati che costeggiano la pista sterrata. Più  a monte, nelle radure e nei pascoli l’attenzione si posa   in particolare tra i cirsi e i  cardi che – grazie alle loro spine – sono stati risparmiati dagli erbivori. Fino ad agosto si poteva ammirare il volo pigro delle Zigene, ora  hanno compiuto il loro ciclo riproduttivo ma troviamo altre specie di farfalle e miriadi di insetti che sfruttano l’ultimo polline…

Fotocomposizione con insetti tra erbe, cirsi e menta in fiore

Insetti tra l’erba e gli ultimi fiori (Foto: Franco Gray)

Nelle foto in alto alcuni insetti tra le piante dei pascoli e il torrente. A sinistra un esemplare maschio di Decticus verrucivorus. Al centro, su un cirsio in fiore, una cetonia e un bombo. A destra una delle tante farfalle che cercano nettare tra la menta in fiore che cresce nelle zone umide presso i corsi d’acqua…

Affollamento di insetti sui  su di una capolino di cirsio lanoso

Affollamento di insetti  su di una capolino di cirsio lanoso (Foto: Franco Gray)

A destra: Ditteri e bombi che si contendono le ultime risorse alimentari – I fiori di settembre vedono avvicendarsi una miriade di insetti in competizione tra di loro per la raccolta del nettare e del polline. La foto del Cirsio lanoso a fianco riesce a dare l’idea degli “affollamenti” che si possono osservare sui capolini colorati che presto si chiuderanno per disperdere i semi.  Tra i fusti scossi dal vento troviamo pure i piccoli predatori: i ragni, ad esempio, hanno ormai raggiunto il loro massimo sviluppo. Tra gli Aracnidi appostati in attesa di preda è abbastanza facile notare le tele del Ragno crociato e del  Ragno a foglia di quercia.

Vai a  Aracnidi

Aculepeira

  Nei boschi

Valle Vogna, settembre. I boschi visti dallo sterrato verso la Frazione Peccia.

Dallo sterrato verso la Frazione Peccia. Boschi

La vegetazione e i versanti.  Il torrente Vogna scorre in  una valle dove ai fianchi ripidi delle montagne  si alternano  spazi verdi plasmati dagli interventi umani. Lungo il tracciato principale troviamo le ultime latifoglie con il Sorbus aria e il Sorbus aucuparia che già mostrano il colore rosso dei frutti in via di maturazione. Sui versanti quasi inaccessibili prosperano le conifere sempreverdi, ai bordi dei pascoli i larici.

Settembre nel lariceto: si avvicina la stagione fredda e i larici  si preparano a perdere le foglie

I larici si preparano a perdere le foglie (Foto: Franco Gray)

Gli interventi umani sono ben visibili nei frassini “spinati”: le loro foglie sono preziose per l’alimentazione del bestiame (soprattutto le capre ne sono ghiotte) e la potatura annuale dei rami teneri è a tutt’oggi praticata. Oltre le costruzioni i sentieri si snodano tra alberi e arbusti  sempre più radi e provati dall’inclemenza del clima.

Se – così come è avvenuto in questo settembre 2020 – il freddo arriva all’improvviso… l’autunno inoltrato molto probabilmente mostrerà colori decisamente smorzati. Se, al contrario, non ci saranno gelate precoci  gli aghi dei larici prima di cadere assumeranno le caratteristiche tonalità che evocano l’arrivo dell’inverno. E il paesaggio sarà caratterizzato dalle intense sfumature di colore  delle latifoglie …

  Vai a Larici e lariceti FOGLIA 100-x-75 Farfalle: la Nimphalis antiopa

Questo “taccuino di appunti” ambientato nel settembre della val Vogna chiude con il racconto di un incontro inaspettato con la Nimphalis antiopa, una farfalla di cui si tornerà a parlare in Insetti in montagna. L’antiopa compare ciclicamente, è rara in parecchie località ma abbastanza presente in altre. Quando la avvistai per la prima volta ai primi di settembre prese rapidamente il volo e, seguendo il vento del torrente,  lo attraversò lasciandosi portare  in direzione del fondovalle. Verso le fine di settembre le cose cambiarono radicalmente: gli esemplari – numerosi e confidenti – si lasciarono fotografare senza grosse difficoltà…

Nimphalis antiopa, settembre

Nymphalis antiopa, settembre (Foto: Franco Gray)

Un aspetto della Valle Vogna a circa 1400 m slm. - Fine settembre

Sole di fine settembre. In primo piano un Cirsio ormai disseccato (Foto: Franco Gray)

La “Vanessa antiopa” (Nymphalis antiopa) è stata battezzata con vari nomi. Tra questi “farfalla blu”. Verso la fine di settembre   era presente in numerosi esemplari che si posavano sulle pareti umide delle rocce alla ricerca di sali minerali. Nei pascoli i cirsi e i cardi erano quasi tutti disseccati, i fiori erano sempre più rari e  negli alpeggi della Valle Vogna (una delle tante “Valli delle meraviglie” dell’arco alpino) le mandrie sfruttavano le ultime risorse prima di scendere verso il fondovalle.

Alcuni link portano a “Pagine in costruzione”, altri articoli sulle Valli sono in corso di realizzazione: vi si raccoglieranno le foto più significative relative ai titoli che vi compaiono e, insieme ai documenti fotografici, sarà utile descrivere il contesto in cui sono state realizzate.  Il progetto – ambizioso ma realizzabile nel tempo – vedrà la collaborazione di quanti avranno immagini da inviare e qualcosa da raccontare. Parlare con la gente che vive nelle vallate è sempre interessante, così come far conoscere al mondo le particolarità che caratterizzano le Valli del Fiume Sesia e le altre realtà ambientali della Penisola. Detto in breve, si opera in un contesto Glocal, ovvero si racconta di un territorio a volte poco esteso per esplorarne gli aspetti nascosti e per farlo conoscere al resto del mondo…

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

FOGLIA 100-x-75 

Avvertenza – Tutto il materiale pubblicato  in questo sito resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione, ma sono gradite le condivisioni. Le eventuali citazioni dovranno essere corredate dall’indirizzo del sito.  

Tags: farfalle, Insetti, ragni .
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