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Archivi mensili: Gennaio 2020

Cigni: grazia, eleganza e abitudini

Posted on 31 Gennaio 2020 by Franco Gray Posted in Diario, Monografie, Storie .

Cigni: scivolano sull’acqua come la più silenziosa delle imbarcazioni, si librano nell’aria con qualche saltello e pochi battiti d’ali. La loro bellezza è apprezzata sin dalla nascita delle prime civiltà, la loro grazia è entrata nei miti…

Cigni (Foto: Annamaria Portalupi)

Cigni  (Foto: Annamaria Portalupi)

Cigni: tra miti senza tempo…

I cigni, grazie alla loro superba eleganza, sono entrati nei miti di molte culture.  Nella mitologia greca, ad esempio, i Dioscuri – figli di  Zeus e di Leda regina di Sparta –  sarebbero nati dalle uova di un cigno. La vicenda dell’unione dei due amanti appare un po’ complicata e al riguardo la narrazione antica racconta che il padre degli dei, invaghitosi della bella Leda, assunse le sembianze di un candido cigno per sedurla.  Ci riuscì, e da quella unione fraudolenta furono generate due uova: a rompere il guscio della prima furono Castore e Polluce, meglio noti come i Dioscuri protettori, tra l’altro, dei guerrieri in battaglia. Dall’altro uovo videro la luce Elena (la bella regina di Troia) e Clitennestra, moglie assai infedele di Agamennone. 

E ora – siccome in questo articolo si vuole raccontare la vita dei cigni dal punto di vista naturalistico – lasciamo la mitologia e entriamo nelle vicende quotidiane di questi stupendi uccelli.

La foto a sinistra spazia tra la scienza e la poesia –  Annamaria Portalupi  ritrae una famiglia di cigni sulle sponde di un romantico  corso d’acqua e, a ben guardare, l’immagine già fornisce parecchie informazioni scientifiche: siamo in inverno, sono presenti sia il cigno maschio che la sua compagna. Tra i due troviamo anche cigni nati in primavera: li riconosciamo come tali perché,  tra le piume candide,  mostrano ancora  chiazze di colore scuro… 

L’accoppiamento – I cigni formano coppie stabili che in genere durano per tutta la vita. Nel mese di febbraio, con la fine del gelo, tra il maschio e la femmina iniziano i complessi rituali amorosi. L’accoppiamento – come mostrano le foto sotto – avviene nel’acqua ed è caratterizzato da un affascinante cerimoniale…

Cigni, rituali amorosi (Foto: Roby Rusty)

Cigni, rituali amorosi (Foto: Roby Rusty)

Febbraio - Cigni in accoppiamento (Foto: Roby Rusty)

Febbraio – Cigni in accoppiamento (Foto: Roby Rusty)

Scrive Roby Rusty, autore delle foto della coppia di cigni che si scambiano effusioni:

… i due cigni si affiancano, poi cominciano ad immergere le testa nell’acqua in modo asincrono, prima uno e poi l’altro. I colli si incrociano uno o due volte, poi si dividono […]  il maschio che è più grande della femmina sale lateralmente sopra la compagna, si gira ed inizia il breve accoppiamento con la femmina completamente sott’acqua. Terminato l’accoppiamento comincia la parte bellissima… entrambi alzano al massimo i colli verso l’alto, si avvicinano e iniziano ad arcuare i colli disegnando un cuore…. Terminata la parte affettiva, si distanziano leggermente, poi si incrociano nuovamente e iniziano a pulirsi le penne…

 

Tra acqua e terra: il nido

Primavera – Nelle foto in basso una coppia di cigni sta costruendo  il nido ma non ha ancora iniziato a covare: maschio e femmina si aggirano tra la vegetazione delle sponde a cercare cibo e altro materiale per renderlo di dimensioni maggiori e più confortevole. Nella seconda foto (siamo ormai a maggio) la femmina  ha preso possesso del nido e probabilmente ha già dato inizio alla cova.

Cigni, primavera, nido

Cigni in primavera (Foto: Franco Gray)

Cigni: sulla sponda il loro nido (Foto: Franco Gray)

Cigni presso il nido (Foto: Franco Gray)

Foto in alto – Una coppia di cigni in un momento di pausa. Maschio e femmina (quest’ultima in primo piano)  si aggirano tra l’acqua e la vegetazione delle sponde. La loro momentanea assenza permette di osservare che nel  nido sono presenti due o tre uova: probabilmente la femmina ne deporrà altre. Il maschio sullo sfondo è ben individuabile come tale grazie alla presenza di una più marcata protuberanza nera sopra il becco.

I cigni, in breve

Cigno in volo

Cigno reale in volo (Foto: Massimo Greco)

Cigno che si alza in volo (Foto: Angelo Butera)

Cigno che si alza in volo: contatti con l’acqua (Foto: Angelo Butera)

I cigni, oltre ad essere abili nuotatori capaci di muoversi velocemente a pelo d’acqua, sono anche buoni volatori. Le operazioni di abbandono dell’acqua – come mostra la foto di Angelo Butera –  avvengono a piccoli salti: i cigni abbandonano l’elemento liquido sfruttando la tensione superficiale che separa l’acqua dall’aria. In fase di arrivo il loro impatto genera invece lunghe scie di frenata sulla  superficie liquida.

Abili a scivolare sulla superficie, i cigni non cercano cibo sotto’acqua: nei fiumi e nei laghi preferiscono scandagliare le rive e setacciare con il becco la vegetazione di superficie. Sono per lo più erbivori, ma non disdegnano i piccoli molluschi, i pesci di modeste dimensioni, i rettili e gli anfibi che frequentano le sponde.  Lasciata l’acqua, la loro pastura è composta di frutti e foglie. Nelle zone protette sono alimentati con pastoni a base di frutta, verdure e farine.

Cigno maschio appollaiato sul nido

Cigno maschio al’inizio della cova. La schiusa  avverrà dopo trentacinque  giorni circa.  (Foto: Franco Gray)

Vita da cigno – Il Cygnus olor (Cigno reale, noto anche come Cigno bianco) è un uccello protetto presente anche nei grandi parchi urbani.  Allo stato selvatico vive  nei fiumi, nelle paludi e nei laghi: predilige infatti gli spazi aperti e le rive coperte di vegetazione.  Maschio e femmina formano coppie stabili che vanno ben oltre la stagione riproduttiva.  Le dimensioni del maschio (le femmine sono di taglia leggermente inferiore) sono considerevoli: l’apertura delle ali supera abbondantemente i due metri  e il peso – secondo alcune fonti –  può sfiorare i venti chili. Come mostrano le foto, la costruzione del nido inizia con il caldo della primavera e il ricovero – posto in genere sulla terraferma a poca distanza dall’acqua  – è costruito con un ammasso di erbe palustri e rami che, in parte ammassati e in parte intrecciati,  raggiungono il diametro di circa un metro. Il nido è sempre ben curato e i genitori, anche nel periodo della cova, di tanto in tanto vi portano nuovo materiale per alzarne e ampliarne i bordi. Il numero di uova, di colore biancastro, è abbastanza esiguo: nei nidi se ne possono contare sette o otto…

I pulcini…

Cigni: maschio (sullo sfondo), femmina e nuovi nati (Foto: Marco Fomia)

Una tranquilla famiglia di cigni. Sullo sfondo il maschio, i nuovi nati seguono i genitori (Foto: Marco Fomia)

Cigni di pochi giorni (Foto: Marco Fomia)

Giovani cigni (Foto: Marco Fomia)

I cigni formano coppie stabilie affiatate: sia nella costruzione del nido che nella cova maschio e femmina si spartiscono i compiti equamente. Dopo la deposizione dell’ultimo uovo, entrambi i genitori iniziano a covare, ma la femmina vi dedica un tempo maggiore rispetto al compagno. I genitori non lasciano certo il nido incustodito, ma spesse volte il maschio si allontana e va in cerca di cibo. La schiusa avverrà a distanza di poco più di un un mese e  i pulcini che vedono la luce sono già in grado di nuotare al seguito degli adulti: alcune foto li mostrano ben protetti, traghettati da un luogo all’altro – soprattutto nell’attraversamento di acque poco sicure –  sulla schiena dei genitori.

Gigni sull'acqua: padre, madre e soggetti giovani

Famiglia di Cigni con i piccoli a circa quattro mesi dalla schiusa delle uova (Foto: Franco Gray)

Foto in alto –  Fine  settembre: i giovani cigni che seguono i genitori  mostrano ancora chiazze di piume di color marrone chiaro: sono il segno distintivo dei nati nell’annata. Gradatamente compariranno piume e penne via via più candide, ma il colore del becco cambierà  in tempi più lunghi…

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Incontrare i cigni…

Cigni e cigni “selvatici” –  I cigni sono  spesso allevati e accuditi. Tutto ciò potrebbe creare complicazioni a chi volesse avvicinarli senza adottare le necessarie precauzioni.  Per spiegare il perché  occorre ricordare che un animale che viene a contatto con gli umani – dalla nascita o almeno nel primo periodo della crescita – associa le persone alla sua specie di appartenenza: di conseguenza nei loro confronti potrebbe instaurare rapporti conflittuali o – al contrario –  dimostrare eccessiva confidenza. 

I rapporti conflittuali in genere si manifestano nel periodo degli amori: i cigni allevati in cattività  potrebbero percepire chi li accudisce come un loro simile, un concorrente-competitore da sbaragliare in quanto potrebbe guastare  i rapporti di coppia e  fecondare la femmina oggetto di corteggiamento.  Sul lato opposto, l’eccessiva confidenza verso il genere umano potrebbe far cadere le diffidenze e  favorire gli episodi di bracconaggio. I cigni allo stato selvatico da me osservati – come si legge alla conclusione – in effetti si dimostrarono fin troppo confidenti…

Famiglia di cigni alla ricerca di cibo nell'anasa di un grande fiume (Foto: Franco Gray)

Cigni alla ricerca di cibo nell’ansa di un fiume. La foto mostra una femmina adulta con la nidiata ancora al seguito  (Foto: Franco Gray)

Cigno ad ali spalancate, richiamo

Il richiamo del cigno (Foto: Franco Gray)

Incontri con i cigni “selvatici”: riflessioni e qualche esperienza personale – Visti i rapporti che i cigni possono aver avuto con gli esseri umani, nell’avvicinarsi a questi uccelli occorrerà tenere presente che – soprattutto nel periodo del corteggiamento e in quello immediatamente successivo della costruzione del nido e della cova – i maschi potrebbero vedere come un nemico da combattere chi volesse spiarli da vicino: tenendo conto della loro mole e delle regole che la riservatezza impone… sarà quindi molto prudente studiarli a debita distanza. Tutto ciò va fatto per evitare “incidenti” e – in modo particolare –   ogni possibile forma di molestia nei loro confronti. Per quanto riguarda la custodia del nido e dei pulcini i cigni si comportano come le galline ruspanti: se avvertono pericoli per la prole si avventano contro gli intrusi e li attaccano.  Un discorso a parte meritano i cigni (foto conclusive) che vivono nelle anse dei fiumi o nei laghi: sono nati in grandi spazi aperti, ma a volte sono “viziati” dagli esseri umani. Io non lo immaginavo e l’ho imparato a mie spese quando, sulle rive del Reno, decisi di cambiare l’obiettivo per fare delle foto azzeccate. Poggiato lo zaino sul greto,  cominciai a tirarvi fuori il necessario ma… i cigni mi tenevano d’occhio e credettero che stessi prendendo del cibo per loro: lasciata l’acqua mi vennero incontro in quattro. Il più audace già mi stava prendendo di mira l’astuccio del grandangolo, gli altri sembravano eccitati. Nei miei confronti non c’era rivalità ma… vista lo loro mole e il calore delle loro effusioni… preferii arraffare tutto quanto e mettere in atto una precipitosa ritirata strategica che –  ad essere sincero – dovrei definire “fuga precipitosa”.

Cigno femmina contro Oca canadese

Una femmina di Cigno scaccia un’Oca canadese: siamo a gennaio, in un braccio secondario di un grande fiume (Germania). La contesa pare dovuta a ragioni territoriali… (Foto: Franco Gray)

 

Nota: Cigno reale (Cygnus olor)  e Cygnus cignus– In questo articolo si è trattato del Cigno reale (Cygnus olor): tutte le foto mostrano la specie appena accennata. Diffuso nei corsi d’acqua europei  e nei parchi il Cigno reale  viene – anche in queste note – definito talvolta “cigno selvatico” in quanto popola allo stato libero sponde e corsi d’acqua...

In realtà il “vero” Cigno selvatico appartiene alla stesso genere dei Cigni sino ad ora descritti, ma è  stato catalogato come “Cygnus cignus” (Linneo, 1754). Molto raro, il Cygnus cignus si differenzia dal Cygnus olor per  la taglia e altre caratteristiche che al momento sarebbe troppo lungo elencare ma che – grazie alla foto sotto (di Bruno Beretta) possiamo incominciare a conoscere…

Cygnus cygnus (Foto: Bruno Beretta)

Cygnus cygnus (Foto: Bruno Beretta)

Cygnus cignus: aggiornamento del 20 febbraio 2020 – Un foto che porta verso nuove ricerche…

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

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Avvertenza –   Il sito chiede sempre il permesso per l’utilizzo delle foto e per la pubblicazione degli eventuali testi completi  che compaiono nei vari articoli – Tutto il materiale resta  di proprietà  degli autori e non potrà essere utilizzato senza la loro esplicita autorizzazione. 

Cince, uccelli di parco e di montagna

Posted on 23 Gennaio 2020 by Franco Gray Posted in Monografie, Storie, Tesi e ricerche .

Cince – Cinciallegra e Cinciarella sono considerati uccelli di bosco, di parco e di giardino. Luogo, quest’ultimo,  in cui la  Cincia mora arriva spesso con il freddo dell’inverno. Tra i Passeriformi della famiglia Paridae troviamo anche le cince di montagna: la Cincia dal ciuffo, la Cincia bigia  e la Cincia bigia alpestre. Le cince qui descritte nidificano nelle cavità: pare che il compito della cova sia affidato solo alle femmine ma, alla schiusa delle uova, entrambi i genitori si prenderanno cura della prole…

Cincia bigia (Disegno di Federica Giacobino)

Cincia bigia (Disegno di Federica Giacobino)

Cince – Sono qui esaminate le specie:

Cinciallegra (Foto: Paola Clerico)

Cinciallegra (Foto: Paola Clerico)

 

Cinciallegra (Parus major) Presente in tutta la Penisola

La Cinciallegra è la più grande delle cince qui descritte, ma il suo peso in genere non va oltre i 21 grammi. Sedentaria, è presente alle altitudini collinari e di pianura, frequenta spesso gli ambienti antropizzati, in inverno sfrutta le mangiatoie ma durante la bella stagione si dedica alla caccia dei piccoli invertebrati. Nidifica nelle cavità asciutte e protette poste a pochi metri dal suolo e le rende confortevoli imbottendole di peli, muschio e piume.  Sfrutta le cassette nido con il foro d’accesso di almeno tre centimetri. Le uova sono di colore molto chiaro, punteggiate di rosso scuro: la femmina le cova per circa 15 giorni.

Cinciarella (Foto: Franco Gray)

Cinciarella (Foto: Franco Gray)

 

 

Cinciarella (Cyanistes caeruleus) Presente in tutta la Penisola

La Cinciarella è tra le cince di dimensioni minori: il suo peso si aggira sui dodici grammi. Mostra colori brillanti che (vedi foto a lato) vanno dall’azzurro scuro al giallo chiaro: in alcune zone è presente la sottospecie coeruleus.   Abbastanze sedentarie e socievoli, le cinciarelle si muovono spesso in piccoli gruppi. D’inverno volano becchettando di ramo in ramo e diventano assidue frequentatrici delle mangiatoie. La nidificazione inizia con  la bella stagione, ma le ho notate uscire dalle  cassette-nido sin dalla metà di gennaio. Per la riproduzione sono sfruttate cavità anche anguste, con il foro d’accesso leggermente inferiore ai canonici tre centimetri che sembrano costituire la misura ideale per le cince di dimensioni maggiori. La sede prescelta per il nido viene riutilizzata nel tempo e –  fatto curioso, dissuasivo nei confronti di altre specie – se disturbata la femmina in cova emette un sibilo inquietante. Le uova sono bianche con punti scuri.

Cincia mora (Foto: Pierangelo Gatto)

Cincia mora (Foto: Pierangelo Gatto)

 

 

 

Cincia mora (Periparus ater) Presente nella Penisola, con le concentrazioni maggiori nell’Arco Alpino, in particolare in Trentino, Veneto e  Lombardia

I caratteri distintivi di questa piccola cincia vengono dalla striscia bianca presente sulla nuca; il suo peso in genere non supera i dieci grammi. Come tutte le altre cince in estate dà la caccia ai piccoli invertebrati poi, con l’arrivo della stagione fredda, lascia i lariceti e i boschi, si spinge verso climi più miti e la troviamo anche nelle aree antropizzate dove, essendo uccello di media montagna, sfrutta le aghifoglie sia per nascondersi che per trovare cibo. Nidifica nelle cavità (vecchi tronchi, nicchie…)  e –  negli ambienti favorevoli – diventa assai prolifica: in effetti può covare più di una volta all’anno e deporre fino a una decina di uova.

Cincia dal Ciuffo, particolare

Cincia dal ciuffo (Foto: Alfredo Dalla Nina)

 

Cincia dal ciuffo (Lophophanes cristatus) Presente nell’Arco Alpino, nell’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano

Il nome di questa cincia viene dal ciuffo scuro presente sul capo e ben visibile nella foto a lato. Questo uccello supera di poco i dieci grammi di peso, maschi e femmine non mostrano apparenti dimorfismi, ma i soggetti giovani hanno meno evidenti le piume che formano la cresta.  Di norma sedentaria, la cincia dal ciuffo diventa erratica solo in condizioni ambientali critiche: in questo caso lascia i boschi misti e le conifere delle Alpi e dell’Appennino Centro-Settentrionale  per cercare cibo e protezione in ambienti meno sfavorevoli. Insettivora nel corso della stagione calda, anche questa specie in inverno si ciba soprattutto di semi e bacche. La cincia “crestata” costruisce il nido nelle cavità dei vecchi alberi; vi deporrà uova biancastre  con piccoli punti rossastri.

Cincia Bigia (foto: Simona Pierucci)

Cincia bigia (foto: Simona Pierucci)

Cincia bigia (Poecile palustris) Presenza consistente  nelle Alpi Centrali (Trentino, Veneto, Lombardia)

Di dimensioni medio-piccole, la Cincia bigia misura circa 12 centimetri di lunghezza e il suo peso sfiora i dieci grammi. Il piumaggio è poco appariscente: il capo completamente nero la distingue dalla Cincia mora.  In inverno si sposta talvolta dai boschi di media montagna (vedi foto di M. Maino,  lariceti) per raggiungere parchi e giardini dove compie brevi voli di ramo in ramo per scovare uova di insetti   e crisalidi svernanti. Negli ambienti urbanizzati diventa confidente e frequenta volentieri le mangiatoie. Le presenze più consistenti sono segnalate al Centro-Nord della Penisola e in Emilia Romagna.  Pare che non si affezioni alle cassette-nido e che preferisca i rifugi”naturali”; deposte la uova, la femmina provvede da sola alla cova poi, con la nascita dei piccoli, entrambi i genitori iniziano una sfrenata caccia a ragni, larve, piccoli insetti.

Cincia Bigia Alpestre (Foto: Carlo Baggioli)

Cincia bigia alpestre (Foto: Carlo Baggioli)

 

Cincia bigia alpestre (Poecile montanus) Arco alpino, boschi di conifere

Stando alle informazioni presenti in sitografia la Cincia bigia alpestre (Poecile montanus) un tempo era catalogata insieme alla Cincia bigia. La Cincia bigia alpestre in effetti somiglia molto alla sua congenere, ma le sue dimensioni sono più ridotte: come mostra la foto a lato il collo è meno allungato e la testa appare grande e tonda.  La specie è presente nei boschi di conifere, a quote oscillanti tra il piano montano e il piano alpino inferiore (nella foto si è posata su un ramo di larice). Per il resto anche la cincia bigia alpestre mostra le stesse abitudini delle altre cince e utilizza le cavità degli alberi per la nidificazione. Le uova – bianche ma leggermente punteggiate di colori che vanno dal rossastro al marrone chiaro –  sono covate per una quindicina di giorni e i nidiacei vengono nutriti anche quando, lasciato il nido, continueranno a svolazzare di ramo in ramo  fino al raggiungimento della completa autonomia. Le altre cince nei confronti della prole si comportano allo stesso modo.

Imbeccata  di un nidiaceo quasi adulto (Foto: Riccardo Delle Luche)

Cinciallegra che imbecca un piccolo anche dopo l’abbandono del nido (Foto: Riccardo Delle Luche)

Cince a confronto

Cincie: a sin. cincia bigia, a dx cincia mora

Cince a confronto: a sinistra la Cincia bigia, a destra la Cincia mora (Foto: Riccardo Camusso)

Cince e altri uccelli: rapporti con la popolazione umana  – Le cince: benvolute da sempre, anche nei tempi magri si sono salvate dalle padelle degli uccellatori grazie alle loro dimensioni e alla tenacia con cui danno la caccia agli insetti fitofagi. Ecco qualche notizia che risale  a tempi che – per quanto lontani e tristi – furono pur sempre espressione di una cultura che si procurava le necessarie proteine nei modi più svariati:

[…] I tordi, gli storni  e le cesene non erano gli unici uccelli a finire in pentola: in primavera facevano infatti la stessa fine anche parecchi nidiacei, tranne i rapaci e gli insettivori. I primi erano risparmiati perché pare che la loro carne fosse disgustosa, i secondi – e tra questi le cince e i pettirossi – perché erano considerati troppo minuscoli e – forse in via subordinata – utili all’agricoltura.  I merli erano invece ritenuti una vera leccornia e i loro nidi erano regolarmente saccheggiati, e non solo dagli umani. Capita infatti anche ai giorni nostri di trovarvi dei ghiri addormentati che, dopo aver rosicchiato le uova, sfruttano quel provvidenziale rifugio per una pennichella. Un tempo i contadini giustificavano il prelievo dei nidiacei asserendo che – se non li avessero mangiati loro – i piccoli merli sarebbero magari finiti nel becco dei falchi  o tra le fauci delle donnole, delle volpi e degli altri carnivori…

Altra pratica: il prelievo dei nidiacei dalle uccelliere, tuttora ben visibili in alcuni edifici…

Uccelliera

I resti di una “uccelliera” sulla parete di un edificio storico (Foto: Franco Gray)

Foto a sinistra: una “uccelliera” in disuso.  Siamo a maggio,  ma non si sono notati i via-vai di uccelli: probabilmente la parte interna   del manufatto è stata resa inagibile ai volatili.

[…] Le “uccelliere” che ricordano i tempi magri erano costituite da  una serie di piccole cavità predisposte sui muri e adatte alla nidificazione i cui fori d’ingresso erano ben esposti al sole in modo da attirare il maggior numero possibile di ospiti. In genere, i passeri e i rondoni non disdegnavano di costruire il nido in quei provvidenziali rifugi, ignari della fine che sarebbe toccata ai loro piccoli. Le pareti interne delle cavità erano infatti facilmente rimovibili e, quando i nidiacei erano cresciuti al punto giusto, i più grassi finivano la loro breve esistenza in cucina. Ovviamente le (poche) uccelliere rimaste in funzione sono ancora provvidenziali ma – con il cambio del costume e delle abitudini alimentari della popolazione umana – i nidiacei possono arrivare tranquillamente all’età giusta per prendere il volo.

Tratto da “… tra modernità e tradizione…” adattamento

 I tempi tristi non vanno dimenticati, ma dovrebbero  servire da lezione. In anni ormai lontani, ad esempio, i rapaci ed i predatori erano considerati “nocivi” e perciò  abbattuti legalmente, spesso ad opera degli stessi guardiacaccia. La loro persecuzione provocò non pochi scompensi ambientali…

Dopo queste “note tristi” che ricordano i tempi in cui si mangiavano anche i rondoni… si può passare alla contemporaneità, ovvero alle cassette nido volte a favorire la nidificazione…

Cassette-nido: le nuove “uccelliere” – Le cassette nido ripagano gli uccelli attuali dai torti subiti dai loro progenitori. In questo articolo si parlerà solo della costruzione dei rifugi adatti alle “cince urbanizzate”, ma l’argomento meriterebbe ben altre attenzioni e andrebbe esteso ad altre specie di animali e alle mangiatoie di soccorso…

Torniamo alle Cince e alle loro cassette-nido…

Cassetta nido e scoiattolo (Foto: Franco Gray)

Cassetta nido e scoiattolo: trattandosi di un ricovero a prova di intrusi… il roditore non potrà saccheggiare il nido (Foto: Franco Gray)

La cassetta-nido ideale dovrebbe essere a prova di intrusi. Nella foto a lato si può vedere una ricovero in cemento con a fianco uno scoiattolo: è ben noto che il simpatico roditore – così come i ghiri – appetisce le uova degli uccelli ma… in questo caso il minuscolo foro d’accesso non gli permetterà di  entrare nel nido per saccheggiarlo…

Come confermano numerose osservazioni e testimonianze, capita talvolta di trovare le cassette di legno rosicchiate: segno evidente che la covata è stata predata. Per ovviare all’inconveniente i ricoveri andrebbero realizzati posizionando – almeno intorno al foro d’entrata –  del materiale duro, capace di resistere ai  denti dei ghiri e degli scoiattoli.  Anche il foro d’accesso destinato agli uccelli dovrebbe essere della dimensione adatta alla specie: i piccoli ghiri sono però capaci di intrufolarsi in spazi molto angusti, e la loro invadenza costituisce un problema.

Veniamo alla posizione: le cassette per le cince  andrebbero posizionate in base alla zona di predazione dei genitori. Se questi cacciano tra le erbe basse, le cassette dovrebbero essere sistemate  a non più di tre metri dal suolo per evitare inutili fatiche agli adulti che vi fanno rientro con il becco carico di prede.  Il ricovero dovrebbe essere appeso ad un ramo con filo di ferro in maniera da ostacolare la discesa dei roditori, ma nel sistemarlo occorrerà tenere conto anche delle oscillazioni impresse dal vento e cercare di evitarle. Un buon ricovero può essere vitale: i vecchi alberi con cavità sono sempre più rari e – considerato che possono schiantare facilmente – nei centri urbani sono spesso tagliati al piede per evitare incidenti. Di conseguenza gli uccelli che nidificano nelle cavità rimangono privi di alloggio.

Cinciarelle – La preparazione del nido…

Cinciarelle: l'imbottitura del nido mediante raccolta di muschio (Foto: Franco Gray)

Cinciarella che raccoglie muschio per l’imbottitura del nido (Foto: Franco Gray)

Nelle foto in alto una cinciarella provvede alla raccolta di muschio per la propria cassetta-nido di cemento: lo trova direttamente sul manufatto e lo strappa con il becco. Lo porterà all’interno del rifugio prescelto con altro materiale isolante.

Nel nido…

Cinciarelle, cassetta-nido (Foto: Franco Gray)

Cinciarelle attorno a un nido artificiale dopo la schiusa delle uova: un via vai continuo di adulti che nutrono i nidiacei. Mentre un genitore rientra con un bruco, l’altro ne esce per andare a cercare nuove prede… (Foto: Franco Gray)

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Larice, ambiente adatto alla nidificazione della Cincia dal ciuffo e della Cincia bigia alpestre

Un pianetto con larice, Alta Valsesia, primavera. Siamo a quote in cui la Cincia dal ciuffo e la Cincia bigia alpestre potrebbero aver già nidificato (Foto: Nanuk Svalbard)

Note sulle Cince della Valsesia

Tutte le specie di Cince qui  descritte sono presenti in Valsesia,  ma la Cincia bigia alpestre e la Cincia dal ciuffo  le troviamo solo sui monti.

Scrive Tito Princisvalle:

…. viste le dimensioni ridotte la Cincia bigia alpestre e  la Cincia dal ciuffo non sono facili da osservare. Legate agli ambienti di conifere, le ho viste a Carcoforo, Rima e Alagna a quote comprese tra i 1200 ed i 2000 metri. Un luogo dove è abbastanza facile incontrarle è la Val d’Otro, soprattutto se si passa dall’Alpe Gender…

Per scoprire i sentieri tra le conifere e le valli laterali della  Valsesia si può consultare  il sito del Cai di  Varallo: vi si trovano parecchie informazioni e i percorsi sono ben descritti

Sito: http://www.caivarallo.com/

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Proposta operativa: cassette nido di  lusso, normali  e “fai da te”  –

Cassette nido (Fotoelaborazione: Franco Gray)

Cassetta nido in legno e, a destra, una  porzione di tronco adatta a diventare un comodo rifugio per  cince di tutte le specie (Fotoelaborazione: Franco Gray)

La foto della cassetta nido in cemento – quella a prova di scoiattolo – è un prodotto industriale tedesco e probabilmente costa parecchio. In quel modello i lavori di manutenzione si fanno aprendo una piccola botola d’accesso posizionata sul fondo.

La foto a fianco mette invece a confronto due possibilità di cassette nido realizzabili con il metodo dell’olio di gomito e la tecnica antica del “fai da te”. La prima (è prodotta in serie, ma fornisce un buon esempio…) è un ricovero funzionale costruito  in legno trattato: la facciata è apribile per consentire le operazioni di pulizia. Per evitare intrusioni indesiderate il foro d’accesso è stato rinforzano con un lamierino a prova di roditori. A destra si vede invece un semplice tronco d’albero cavo con un foro che porta verso l’interno: il lavoro di scavo è stato probabilmente portato avanti da un picchio e si potrebbe completarlo con un buon intervento di adattamento del vecchio tronco…

Cinciarella e tronco: inizia il processo di svuotamento della parte interna del fusto (Foto: Franco Gray)

Cinciarella. Il processo di svuotamento della parte interna del tronco è appena iniziato e la cinciarella pare alla ricerca di piccole prede… (Foto: Franco Gray)

Tronchi vuoti: che farne?

I vecchi alberi si svuotano da soli: il processo di decomposizione della parte legnosa interna avviene gradatamente e provoca la distruzione del durame, ovvero della parte non più vitale del tronco che svolge solo la funzione di sostegno dell’albero. Mentre la linfa ancora scorre nella parte viva che si trova verso la corteccia, il legno morto viene decomposto dagli organismi che vi si insediano: sono i funghi, i batteri e gli animali che gradatamente ampliano le cavità esistenti per adattarle alle loro necessità. Quando infine l’albero schianta o viene abbattuto, il suo tronco cavo può essere adattato a ricovero: servono solo un po’ di fantasia, parecchia buona volontà e pochi spiccioli. Nel caso delle cince uno spazio interna del diametro di circa dieci centimetri può bastare.

La realizzazione di un rifugio naturale potrebbe ospitare varie specie di uccelli. Il discorso potrebbe estendersi ad altri animali. I ricoveri devono però rispondere alle esigenze delle diverse specie per cui… si tornerà sull’argomento in un prossimo articolo.  Per ora chiudo comunicando che – nella mia casa sui monti – durante i lavori di ristrutturazione ho insediato varie cassette nido posizionandole per lo più  nel sottotetto. Aggiungo che una di queste potrebbe attirare anche i pipistrelli: l’ho pensata pure per questi piccoli mammiferi notturni che acchiappano gratuitamente zanzare e moscerini. Le cassette sono state realizzate di varie dimensioni e tipologie ma ho finito di sistemarle con l’arrivo dell’inverno del 2019, ragion per cui non sono ancora collaudate: in primavera si vedrà se ho fatto un buon lavoro.

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Vai a  Alberi cavi, la vita intorno ai vecchi patriarchi

Note bibliografiche

Siti:

www.uccellidaproteggere.it

Testi:

Lucio Bordignon, Gli Uccelli della Valsesia – Ed  C.A.I  Varallo, 1993 

Alessandra Cesa (a cura di), Vita grama e gran signori –  Idea Editrice Borgosesia, 1998

Franco Gray  (all’anagrafe: Franco Bertola)

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