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Raganelle, dall’acqua agli alberi

Posted on 4 Aprile 2020 by Franco Gray Posted in Diario, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Raganella - Verso la fine della metamorfosi (Foto: Franco Gray)

Raganelle: le piccole rane che annunciano la pioggia. Le Raganelle vivono negli angoli umidi del sottobosco e lungo gli argini dei corsi d’acqua, ma possono essere presenti anche negli orti e nei giardini. Si arrampicano con facilità, per cui possiamo sentire  i loro insistenti richiami amorosi anche tra le fronde degli arbusti.  Con il loro canto  annunciano che il tempo sta per cambiare e, in effetti, spesso approfittano delle pozze generate dalla pioggia per accoppiarsi e deporre le  minuscole uova nell’acqua tiepida…

Raganelle, accoppiamento, ruscello (Foto: Franco Gray)

Raganelle in accoppiamento. Sullo sfondo: un  ruscello dall’acqua pulita (Fotoelaborazione: Franco Gray)

Fotocomposizione in alto: un tranquillo ruscello in un bosco umido e fresco: luogo ideale per la riproduzione delle raganelle…

Hyla arborea, risaie del vercellese

Raganella adulta. Risaie del Vercellese (Foto: Franco Gray)

Questo articolo tratta della raganella comune, i noti Anfibi del genere Hyla.  Presenti nelle risaie lungo i  fossati,   tra i boschi e le coltivazioni, da qualche anno a questa parte è possibile trovarle – a macchia di leopardo –  anche nelle zone relativamente umide della Bassa Valsesia: la presenza di qualche pozza d’acqua in cui deporre le uova è importante per la sopravvivenza e  il successo della specie.

Dalle risaie alle colline – Come le raganelle abbiano lasciato la “Bassa” e siano salite sino alle colline non si sa: le uova potrebbero essere state trasportate dagli uccelli e probabilmente i cambiamenti climatici – che vedono inverni sempre meno freddi – permettono alla specie di superare il fattore limitante che un tempo era costituito dal gelo delle fasce pedemontane.

Nota – Sui  “ritorni” delle specie scomparse  e sulle colonizzazioni di ambienti nuovi da parte di specie prima assenti il discorso merita ben altri approfondimenti e non può certo risolversi con le definizioni che distinguono gli “alloctoni” dagli “autoctoni”.

Vita di raganella  

Le raganelle (tra le varie specie: Hyla arborea, Linneo 1758) sono note per i richiami dei maschi che, dalla primavera a  buona parte dell’estate,  precedono l’accoppiamento. I caratteristici gracidii – che emettono gonfiando la sacca vocale situata sotto la gola –  vengono spesso dai cespugli bassi in cui questi anfibi si arrampicano facilmente grazie alle zampe dotate di ventose. Le raganelle, in effetti, riescono a superare ostacoli lisci e verticali per cui, nel periodo riproduttivo, si possono rinvenire persino nelle vasche che – negli orti e nei giardini – raccolgono l’acqua destinata all’irrigazione.

Si legge in Grzimek:

[…] il maschio delle Raganelle è senza dubbio l’Anuro europeo dotato della voce più potente: le sue grida, che si susseguono con crescente rapidità, risuonano come “che… che.. che. cheche…”; se però due maschi vengono a trovarsi troppo vicini,  uno dei due emette un prolungato “crecrecrecrecere” evidentemente al fine di contrassegnare il proprio territorio […]  (Grizmek, Vol V pag 551)

Le raganelle sono cacciatrici di prede vive: la loro presenza può risultare provvidenziale in quanto  si cibano anche delle lumachine che rodono le foglie e di larve di insetti, senza escludere le neanidi delle cavallette.

Raganelle in accoppiamento  (Foto: franco Gray)

Raganelle in accoppiamento (Foto: franco Gray

L’accoppiamento e lo sviluppo dei girini

Negli ambienti freschi delle colline pedemontane la riproduzione delle raganelle ha inizio dopo le prime piogge di primavera. Gli accoppiamenti proseguono per tutta la stagione calda ma in genere l’istinto riproduttivo si ferma ad agosto: se le uova fossero deposte più avanti, in effetti, i girini non riuscirebbero a passare l’inverno…

La foto a fianco mostra due soggetti in accoppiamento ascellare e le diverse dimensioni che caratterizzano i due sessi: il maschio, che già sta avvinghiando la femmina gonfia di uova, è di taglia più piccola.  La ovodeposizione e la fecondazione avvengono nell’acqua,  con il fresco della sera o nelle giornate piovose. Le masserelle di uova – ben visibili nella fotocomposizione sotto –  non sono di grandi dimensioni, il numero di cellule-uovo in genere è abbastanza ridotto e la femmina provvede a fissarle a un supporto (vegetazione acquatica, legno, sassi…) poi – a operazione compiuta –  la stessa raganella potrebbe deporre altre uova a poca distanza dalle prime. Siamo a giugno, la temperatura sembra favorire lo sviluppo delle larve e i girini troveranno cibo sufficiente “brucando” tra i residui vegetali…

Raganelle: ovodeposizione contemporaneamente, la fecondazione

Raganelle nell’acqua: il momento della deposizione delle uova e della fecondazione (Foto: Franco Gray)

Foto in alto – Giugno – Le raganelle vanno in amore: ovodeposizione e fecondazione. La foto coglie il momento in cui la femmina depone  le uova nell’acqua  e il maschio le feconda irrorandole di liquido seminale. Siamo in presenza del processo noto come “fecondazione esterna” già descritto in Anfibi nell’articolo che distingue gli Urodeli  dagli Anuri. 

Vai a  Anfibi: Urodeli e Anuri

Raganelle: massa di uova, girini

Raganelle – Dalle uova ai girini (Foto: Franco Gray)

Girino con zampe posteriori (Foto: Franco Gray)

Sviluppo raganelle – Girino con zampe posteriori (Foto: Franco Gray)

Fotocomposizione in alto –  A sinistra nella masserella di uova attaccate a un residuo vegetale si notano le larve in formazione. Al centro un girino a pelo d’acqua, un altro esemplare che “bruca” tra la vegetazione sommersa. I girini – detritivori –  ripuliscono pietre e piante sommerse dalle alghe e dalle altre formazioni vegetali e gradiscono i resti dei piccoli invertebrati che finiscono nell’acqua.

La foto a destra  evidenzia la caratteristica del girino di raganella. Il colore chiaro con punti più scuri, insieme alle minori dimensioni, differenzia i girini delle raganelle da quelli dei rospi e delle rane (vedi Anuri). Altro tratto distintivo: la coda mostra una membrana che arriva fino al dorso. Al girino della foto sono già spuntate le zampe posteriori e presto compariranno anche quelle anteriori. In seguito il girino assumerà gradatamente i colori degli adulti, ma con sfumature più chiare. La coda  – come mostrano le immagini che seguono – si ridurrà sempre più e la piccola rana in formazione starà spesso a pelo d’acqua, su un supporto semisommerso.

L’umidità è un fattore ambientale fondamentale: quando le raganelle avranno  completato la metamorfosi  e lasceranno l’acqua dovranno trovare ambienti umidi che le proteggano  e che – nel contempo –  le nascondano ai predatori: in caso contrario – viste le dimensioni  (lunghezza: 3 o 4 cm) – le giovani raganelle potrebbero finire disidratate  o entrare ben presto –  come prede –   nelle catene alimentari…  

Dall’acqua alla terra

Nella fotocomposizione sotto: la perdita della coda e l’uscita dall’acqua…

Raganelle: dall'acqua alla terra

Raganelle: dall’acqua alla terra (Foto: Franco Gray)

Raganella - Verso la fine della metamorfosi (Foto: Franco Gray)

Raganella alla fine della metamorfosi (Foto: Franco Gray)

 

Con la perdita della coda i girini diventano adulti. Le tre foto mostrano il graduale passaggio dalla vita acquatica alla terra: in alto a sinistra la coda va ormai scomparendo e la giovane raganella  cerca di abituarsi alla respirazione polmonare pur restando in parte nell’elemento liquido.  A destra in alto:  alla raganella è rimasto solo un moncone di coda.

Nella foto a lato:  – La raganella, compiuta  la metamorfosi, utilizza le ventose presenti sulle zampe per superare gli ostacoli che la separano dal sottobosco fresco in cui andrà a vivere. Si riprodurrà tra un anno circa quando – all’inizio dell’estate – dai cespugli nei pressi delle pozze d’acqua si sentirà ancora il caratteristico cre-cre dei maschi che richiamano le femmine  gonfie di uova…

Bibliografia

Grzimek, Vita degli Animali – Bramante Editrice 

Nota – In Italia sono presenti altre specie di Raganelle e la loro catalogazione è oggetto di studio. Di conseguenza – reperite le immagini –  si potrà  procedere con nuovi articoli…

Testo e foto: Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

 

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Per altri articoli  sul mondo degli Anfibi

Vai a  Anfibi: Urodeli e Anuri

Vai a  Rospi: la riproduzione 

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Avvertenza –   Il sito chiede agli aventi diritto l’autorizzazione alla pubblicazione dei testi e delle immagini – Tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. 

 

Tags: anfibi, anuri, stagni .

Anfibi. Dall’acqua alla terra… e viceversa

Posted on 14 Marzo 2020 by Franco Gray Posted in Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .
Ninfea e piccole rane appena terminata la metamorfosi

Anfibi: tritoni e salamandre, rane e rospi…

Dall’uovo all’adulto, dall’acqua alla terra. Poiché dalla nascita all’età adulta gli Anfibi mostrano profonde trasformazioni, questa storia comincia con una domanda: lo sviluppo dell’individuo ripercorre lo sviluppo della specie cui appartiene? Ovvero: l’ontogenesi ripete la filogenesi? La teoria fu formulata da Ernst Haeckel, scienziato tedesco (scomparso nel 1919) che operò in vasti campi del sapere: fu infatti un seguace del darwinismo e usò – pare per primo –  il termine “ecologia”… 

L’ontogenesi ripete la filogenesi? Forse è vero ma… come?

Per spiegare il concetto di Evoluzione mi ispiro da sempre anche alle teorie della filogenesi: le ovature delle rane abbandonate nelle pozze e il successivo sviluppo dei girini a mio parere forniscono parecchi spunti didattici. Sono infatti convinto che – con un po’ di fantasia – le metamorfosi degli anfibi aiutino ad immaginare il fenomeno evolutivo che vide forme di vita primitive lasciare l’acqua e colonizzare la terraferma…

Fotocomposizione: torrente con rana rossa

Una rana rossa presso il torrente in cui è nata, presumibilmente in una pozza tranquilla delle sponde- Siamo in Valsesia, presso uno degli affluenti del Fiume Sesia (Foto: Franco Gray)

Del felice periodo in cui facevo l’insegnante ricordo volentieri le osservazioni sul campo e anche alcuni piccoli allevamenti di anfibi in classe:  esperimenti che,  alla fine, venivano approvati persino dal più scettico dei bidelli. Agendo sulle leve della fantasia quelle esperienze lasciavano intuire il passaggio epocale della vita animale dall’acqua alla terra e ci portavano indietro di milioni di anni, in quelle ere abbastanza indefinibili in cui – forse per i cambiamenti climatici, forse per fame  – alcune specie di pesci primitivi uscirono dall’acqua e iniziarono a colonizzare la terraferma: secondo alcuni studi ciò avvenne nel Devoniano, circa 350 milioni di anni fa.

Questo articolo –   che ha solo carattere introduttivo – tratta di due ben noti ordini di anfibi: gli Urodeli e gli Anuri: i primi sono caratterizzati dalla presenza di una appendice caudale, i  secondi  la perdono dopo l’ultima metamorfosi.

Urodeli e anuri frequentano ambienti simili, ma i secondi preferiscono stare nelle vicinanze dell’acqua: le rane che popolano gli argini e le sponde dei laghetti vi si rifugiano al primo accenno di pericolo e si nascondono tra il fango e la melma del fondo. Alcune specie di rane e di rospi conducono però una esistenza prevalentemente terricola: privilegiano infatti  il sottobosco fresco e tornano all’acqua solo per la riproduzione. Lo stesso avviene  per le salamandre pezzate:  escono dai loro rifugi durante la notte e nei giorni piovosi, ma in primavera ritornano nei ruscelli per deporre le loro larve nell’acqua pulita delle anse tranquille.

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Urodeli

Gli Urodeli sono un ordine di Anfibi, in genere nascono nell’acqua e vi passano lo stadio larvale respirando per mezzo di branchie. Raggiunto lo stato adulto, mantengono la coda… 

Fotocomposizione con salamdra, tritone, bosco e torrentello

Urodeli nel loro ambiente, tra il bosco fresco e il torrente – A sinistra una salamandra, a destra un tritone (Fotocomp. Franco Gray)

 Salamandre e tritoni Si conoscono parecchie specie e sottospecie di salamandre italiane ma dalle mie parti (Valsesia) è data per presente solo la Salamandra salamandra, ovvero la nota salamandra nera con chiazze gialle visibile nella foto in alto  a sinistra – Nella foto a destra: un tritone tra il muschio umido. 

Nate nell’acqua, le salamandre conquistano la terra…

Larve di Salamandra salamandra, branchie

Larve di Salamandra salamandra nell’acqua, in evidenza le branchie (Foto: Franco Gray)

Acqua sorgiva in un prato-pascolo

Pozza di acqua sorgiva: un ambiente ideale per i tritoni e per lo sviluppo delle larve di salamadra (Foto: Franco Gray)

Salamandre (Salamandra salamandra) – La salamandra gialla e nera fa la sua comparsa con le prime piogge che – alla fine della stagione fredda – rinverdiscono il sottobosco: in primavera la si rinviene con una certa facilità. La fecondazione prevede un cerimoniale che si conclude con la deposizione, da parte del maschio, degli spermatofori (massa di spermatozoi) sul suolo umido. La femmina li raccoglierà con la cloaca: essendo una specie ovovivipara, le cellule-uovo fecondate schiuderanno nel ventre della madre e in questo modo saranno generate una media di venti – trenta larve. Per partorire la femmina aspetterà la primavera quando – uscita dal letargo – si porterà verso pozze d’acqua pulita: vi deporrà larve scure dotate di vistose branchie che condurranno vita acquatica (vedi foto in alto) fino all’estate. Il numero di larve che diventeranno adulte dipende dalle condizioni della pozza in cui vivono: nelle anse dei piccoli ruscelli su una superficie di un metro quadrato in genere se ne contano quattro o cinque poi, con la stagione calda, le giovani salamandre lasceranno l’acqua per raggiungere gli angoli umidi e freschi del sottobosco. Giovani e adulti trascorreranno l’inverno in letargo, in genere rifugiandosi in cavità sotterranee o nelle vecchie ceppaie marcescenti. Nella fase larvale le salamandre si nutrono dei piccoli invertebrati che popolano le pozze poi, diventati adulti, cercheranno il cibo tra la microfauna del sottobosco.

Tritoni – I tritoni depongono singole uova che fissano alle erbe acquatiche. Come per le salamandre, l’accoppiamento avviene con un cerimoniale che prevede la deposizione di una massa di spermatozoi sul suolo umido. La femmina li raccoglierà con la cloaca, poi entrata in acqua vi deporrà le uova fecondate attaccandole una ad una alle erbe della vegetazione sommersa.

Tritone (Foto: Franco Gray)

Tritone punteggiato (Foto: Franco Gray)

I tritoni un tempo erano presenti – e molto comuni – nei fossati ai piedi delle colline della Bassa Valsesia: da ragazzo li catturavo con facilità e li portavo nei piccoli invasi tra i boschi a scopo di ripopolamento. Ora – stando alla Bibliografia citata – il Tritone crestato e il Tritone punteggiato sono dati per presenti con certezza solo nel Lago di sant’Agostino, l’invaso che giace tra le montagne che fanno da corona a Quarona e a Roccapietra e che è diventato ben noto per i rospi che ogni anno vi si danno convegno nel periodo riproduttivo. (Vedi collegamento a fondo pagina)

FOGLIA 100-x-75Anuri

Gli Anuri sono Anfibi (rane, rospi e raganelle)  privi di coda. Le specie qui descritte nascono nell’acqua con una appendice caudale, ma la perdono  quando ne escono…

Fotomposizione: lanca, rana maschio, metamorfosi

Una tranquilla lanca adatta alla riproduzione delle rane. A sinistra un maschio con le sacche vocali gonfie, nell’inserto circolare la metamorfosi della specie (Foto: Franco Gray, disegno di Sebastiano Monti)

La fotocomposizione in alto vuole sintetizzare  l’ambiente tipico delle rane verdi (genere Pelophylax). Mentre alcune rane di altre specie tornano all’acqua solo nel periodo della riproduzione, le rane verdi frequentano le pozze e i bordi dei fossati  anche da adulte, pronte a tuffarsi nel limo del fondo o tra le piante sommerse degli stagni al minimo allarme. Nell’immagine la parte in bianco e nero mostra l’ambiente ideale per questo genere di anfibi, ovvero una tipica lanca con acque calme  e tiepide. A sinistra un maschio nel periodo della riproduzione mentre gonfia le sacche vocali per richiamare le femmine. L’accoppiamento sarà di tipo ascellare e, nel momento in cui la femmina espellerà le uova, il maschio provvederà ad irrorale di liquido seminale.  Per compiere il processo di fecondazione, gli spermatozoi penetreranno la massa gelatinosa fino alla cellula uovo: siamo in presenza del procedimento noto come “fecondazione esterna”.  

Il disegno inserito nel tondo dell’immagine in alto mostra la metamorfosi tipica delle rane. Dalla massa gelatinosa di uova nascono i girini: nei primi giorni di vita si nutrono di quanto rimane dell’ovatura, poi iniziano a cibarsi di residui organici (resti di animali, piante acquatiche).

Nella foto sotto: rane al momento della riproduzione. Un maschio gonfia le sacche vocali per attirare le femmine gonfie di uova. A breve le deporranno tra la vegetazione sommersa…

Assembramento di rane verdi nel periodo riproduttivo (Foto: Franco Gray)

Rane verdi, riproduzione (Foto: Franco Gray)

Moltissime uova, parecchi girini, pochi adulti. Perché?

Uova e girini di rana (Foto: Franco Gray)

Uova e girini di rana (Foto: Franco Gray)

Foto in alto – A sinistra: uova di rana appena deposte in una pozzanghera, inizi di primavera. Siamo  a Cava Colombino, nei pressi di una modesta sorgente circondata da ontani i cui  amenti sono già caduti nell’acqua.  Vicino alla resorgiva passa una pista sterrata con una ampia buca: la pioggia l’ha riempita d’acqua che, riscaldata dal sole,  è già tiepida.  Il suo tepore ha attirato una rana piuttosto imprudente che – disdegnando la vicina sorgente fresca e seguendo un istinto primordiale –   vi ha deposto le uova: schiuderanno a breve. Va da sé che la pozza in caso di siccità si disseccherà, ed è altrettanto vero che l’eventuale passaggio di mezzi sulla pista danneggerà seriamente l’ovatura. La foto a destra mostra invece  un assembramento di girini: siamo nei pressi del laghetto dell’Alpe Argnaccia (comune di Campertogno, Valsesia) nel mese di luglio. In questo caso i girini avranno molte più probabilità di arrivare all’età adulta. Detto in breve, il grande numero di uova assicura la sopravvivenza della specie: le avversità del tempo meteorologico, gli interventi umani  e le predazioni infatti fanno sì che un numero esiguo di girini possa arrivare  allo stadio adulto.

Ninfea e piccole rane appena terminata la metamorfosi

Tra la ninfea in fiore, piccole rane appena giunte al termine della metamorfosi (Foto: Franco Gray)

Lo sviluppo dei girini dipende dalla temperatura dell’acqua e dalla presenza di risorse alimentari. Nelle acque tiepide delle fasce collinari le uova sono  deposte sin dalla metà di marzo, in montagna molto più avanti, per cui sulle alture è possibile trovare – verso i primi di agosto – girini ancora privi di zampe. Il fenomeno (notato raramente sulle montagne valsesiane) merita di essere approfondito: in effetti induce a ritenere che la metamorfosi  si concluda l’anno successivo, dopo il disgelo di primavera. Alle quote inferiori invece ai girini spuntano presto le zampette posteriori, seguono quelle anteriori e – al momento in cui potranno lasciare l’acqua – la perdita della coda.

La foto a lato è stata scattata nel laghetto di un parco pubblico popolato di ninfee. La grande vasca evidentemente ospita qualche rana che vi  ha deposto le uova: a luglio, i girini hanno ormai perso  gli ultimi residui caudali, le ranocchie hanno superato da poco tutte le fasi della metamorfosi e già sostano tra le foglie e i fiori…

Un procedimento evolutivo analogo a quello delle rane è operato dai girini dei rospi. Le differenze stanno sostanzialmente nella forme della massa gelatinosa: le uova delle rane sono raggruppate in agglomerati di varie dimensioni a seconda della specie, le femmine dei rospi depongono invece lunghi cordoni contenenti le cellule-uovo e li fissano alla vegetazione del fondo… 

Rospi, la riproduzione

Metà marzo: rospi in accoppiamento  (Foto: Franco Gray)

Rospi in accoppiamento (Foto: Franco Gray)

I rospi comuni – visto lo spessore della pelle –  sopportano meglio la siccità  e possiamo trovarli anche nei pressi dei coltivi: di giorno se ne stanno  nascosti sotto il livello del suolo poi, col calare della sera, usciti dai loro rifugi si mettono alla ricerca dei piccoli invertebrati di cui si nutrono. La loro vitalità  in genere annuncia tempo umido: forse “sentono” l’arrivo della pioggia. Si riproducono nell’acqua calma: nelle fasce pedemontane (a circa 400 m di altitudine) le uova sono deposte verso la fine di marzo, in genere con l’arrivo delle piogge di primavera. Alle quote superiori le ovature proseguono anche a maggio adeguandosi alle precipitazioni e alle temperature ottimali delle diverse altitudini.  In Valsesia è presente il rospo comune (Bufo bufo). 

Valsesia: tra Quarona e Roccapietra: il lago di sant’Agostino

Il lago di Sant’Agostino è ben noto per la grande quantità di rospi che – verso Pasqua – lasciano il sottobosco e, spinti da un orologio biologico, si radunano sulle sue sponde. Nei ruscelli tra le colline invece si incontrano poche coppie, con il maschio saldamente ancorato  sul dorso della femmina.

Lago di sant'Agostino sotto la pioggia, fine marzo  (Foto: Franco Gray)

Lago di sant’Agostino sotto la pioggia, fine marzo (Foto: Franco Gray)

Lago di sant’Agostino – La foto in alto è stata scattata qualche anno fa  alla fine del mese di marzo in una giornata di pioggia. Il tempo è inclemente e la superficie è increspata dal vento ma lungo le sponde del lago una piccola comitiva di curiosi spera di assistere ai rituali che accompagnano la riproduzione dei rospi.  Poiché fa ancora freddo, nelle  acque scure e lungo le sponde ancora spoglie sono visibili solo pochissimi esemplari: tra questi alcuni maschi che emettono strani suoni volti a richiamare le femmine. Queste ultime – anche perché appesantite dalla massa di uova – sono ancora in cammino nel sottobosco. Le lotte per il loro possesso sono pertanto rimandate all’arrivo delle giornate più calde…    

Per un articolo sulla riproduzione dei rospi…

Vai a:   Lago di sant’Agostino

Per un articolo sulle raganelle…

Vai a  Raganelle: dall’acqua agli alberi

Testo e foto: Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

FOGLIA 100-x-75

Note e spunti operativi

Sarà interessante fotografare e catalogare – nel loro ambiente – le varie specie e sottospecie di anfibi presenti in Valsesia e nelle zone adiacenti. La Sistematica è in continua evoluzione e alcune catalogazioni sono date ormai per superate: di conseguenza in questo articolo – in molti casi – sono stati usati solo i nomi comuni degli Anfibi descritti.

La ricerca continua su due fronti:

1) con ricerche relative agli Anfibi che popolano i diversi ambienti valsesiani;

2) con testi e immagini sugli esemplari di Anfibi della Penisola.

Alcune specie e sottospecie di Salamandre: 

– la Salamandra gigliolii è un endemismo delle Alpi Marittime e degli Appennini: anziché nera a macchie gialle, il corpo di questa salamandra è di colore giallo intenso con qualche macchia scura, ma le immagini reperibili mostrano colori dalle diverse tonalità e macchie di varie dimensioni; 

– la Salamandra atra (Salamandra atra Laurenti, 1768) popola alcuni settori alpini (in particolare: le Alpi centro-orientali). Vivipara, partorisce fuori dall’acqua i piccoli già formati. 

Bibliografia – AA.VV. – Rettili & Anfibi in Alta  Valsesia . Reg. Piemonte, PNAV – S.d.

Nota conclusiva

 Anfibi privi di zampe  e altri animali delle grotte – Accanto agli Urodeli ed agli Anuri troviamo i Gimnofioni: un ordine di anfibi urodeli privi di zampe che vivono  in cavità. Fino ad ora, non sono in possesso di informazioni sulla loro presenza nelle nostra grotte o miniere abbandonate e scarseggiano pure le osservazioni sulla fauna delle cavità. Chi sa qualcosa sulla fauna troglobia  potrebbe mettersi in collegamento con il sito: il link sottostante porta a un articolo in costruzione…

Collegamenti:

Vai a Suolo e sottosuolo

FOGLIA 100-x-75 Avvertenza –   Il sito chiede agli aventi diritto l’autorizzazione alla pubblicazione dei testi e delle immagini – Tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione.    

Tags: Alpe Argnaccia, anfibi, anuri, cava Colombino, Laghetto Sant'Agostino, Lago di sant'Agostino, Quarona .
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