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Archivi autore: Franco Gray

Portale verde: prati e praterie

Posted on 26 Giugno 2020 by Franco Gray Posted in Luoghi, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .

Tra i prati stabili – Portale (in costruzione permanente) dedicato alla vita selvatica e alle attività umane tra gli spazi verdi. 

 I link rimandano alle diverse realtà che – curiosando nello spazio e nel tempo –  il viaggiatore potrà incontrare muovendo dalle fasce collinari ai pascoli di  montagna… 

Erbe e alberi: navigare tra mari di piante dalle fasce pianeggianti ai monti...

Per un articolo introduttivo…

Vai a    Prati stabili, natura sotto controllo

FOGLIA 100-x-75

 1 – Tra le colline: i prati delle zone pianeggianti…

Prato e campo coltivato a cereali. Ai bordi ricche siepi (Fotoelaboraz. Franco Gray)

Prato e campo coltivato a cereali. Ai bordi si trova sempre una ricca presenza di siepi con rose selvatiche e piccoli frutti spontanei  (Fotoelaboraz. Franco Gray)

La fotoelaborazione in alto mostra un ambiente pedemontano: a sinistra un prato stabile, a destra una coltivazione di cereali. Sullo sfondo troviamo la demarcazione tra  piante coltivate e vegetazione spontanea: siamo dunque nella fascia di transizione nota come ecotono. Vi troviamo animali che, lasciata la protezione offerta dalla macchia, si spingono nei coltivi. La fauna tipica di queste zone pianeggiati vede infatti la presenza di un altissimo numero di specie: tra queste i consumatori erbivori stanziali, quelli vaganti e i carnivori che, spesso  di passaggio,  si avventurano tra le coltivazioni alla ricerca di prede…

Ecotono: tra prato e bosco

Tra prato e bosco: le siepi… (Fotocomp. Franco Gray)

In costruzione:  Dove finisce il prato: le siepi… 

I margini dei prati con le piante che si spingono verso i coltivi cercando di occuparli. Siamo in un ecotono, ovvero nella zona di transizione tra la “natura sotto controllo” e l’ambiente che – sebbene fortemente influenzato dalle attività umane – possiamo già definire “naturale”. Dove finisce l’erba e cominciano gli arbusti troviamo insediamenti da esplorare con cautela. Il nido celato tra i rovi, ad esempio, è stato individuato per caso grazie al pigolare dei nidiacei che reclamavano cibo. In questo caso una foto e via, senza disturbare e lasciando che i genitori facciano il loro lavoro…

2 – Dalle fasce collinari ai prati pedemontani…

Fotoelaborazione con scorcio di prato pedemontano e zigena su scabiosa (Franco Gray)

Una striscia di prato dove la la montagna comincia ad imporsi. Sulla scabiosa in fiore una zigena (Fotoelaboraz. Franco Gray)

Con l’aumento dell’altitudine la terra coltivabile si fa via via più scarsa e avara. Le fasce pianeggianti  e i prati da foraggio diventano spesso i giardini delle seconde case ma si può assistere alla presenza di due mondi che interagiscono e quasi si compenetrano: attorno alle villette e ai capannoni  industriali, circolano pure i moderni mezzi agricoli che – sia pure di modeste dimensioni – permettono di produrre fieno o di  trasportare il foraggio verde in stalla mediante i rimorchi che tagliano e caricano l’erba… 

Aruncus selvatico in fiore

Pennacchio di pianta del genere Aruncus, in alcune zone nota anche come “asparago selvatico” (Foto: Franco Gray)

In costruzione permanete:  Piante selvatiche commestibili 

Per quanto riguarda le erbe da utilizzare in cucina, i prati e le siepi che li circondano sono una miniera di risorse. Con i primi tepori, troviamo le foglie del tarassaco, quelle della bistorta e le note “verzole”. Ai margini spuntano i getti degli “asparagi selvatici” della foto a lato. Abbarbicati agli arbusti si notano i teneri germogli del luppolo, e l’elenco potrebbe continuare a lungo.  Gli articoli che seguiranno vogliono tenere in considerazione le collaudate esperienze locali cercando di fare chiarezza sulle diverse specie di piante selvatiche utilizzabili senza rischi per la salute (attenzione alle specie tossiche!), far rivivere  alcune ricette e illustrare le piante aromatiche più comuni. Nel medesimo tempo si vuole promuovere un tipo di raccolta compatibile con l’ambiente: alcune piante sono protette e – per quanto gustose – vanno lasciate dove sono nate… 

Vai a Piante alimurgiche  

3 – Prati  tra i monti…

Prato stabile. radura tra i monti, a sinistra: lamponi  (Fotoelaborazione: Franco Gray)

Prato stabile tra i monti, a sinistra: lamponi (Fotoelaborazione: Franco Gray)

La foto in alto (siamo in Valle Cannobina) mostra la biodiversità del prato stabile delle zone montane. Il prato qui fotografato si sviluppa su terreno piuttosto povero, ma le difficili condizioni ambientali vedono ricche fioriture. A bordi – spesso addossati ai muretti a secco –  non mancano i mirtilli e i lamponi… 

Rovi: fiori e more

Rovi: fiori e frutti (Foto: Franco Gray)

In costruzione: Frutti selvatici 

I piccoli frutti selvatici nell’ecosistema. Le piante hanno i loro impollinatori, ciò che producono trova schiere di consumatori pronti a nutrirsene. Tra le varie specie troviamo pure piante d’importazione sfuggite alle coltivazioni e ben acclimatate: catalogate tra le specie alloctone… sono  talvolta viste come invasive ma – ad un sano esame di realtà – possono diventare una piacevole sorpresa. Tra i frutti selvatici si vuole tenere conto anche delle piante rinselvatichite in seguito all’abbandono delle coltivazioni, o nate da semi portati dagli animali: se resistono senza trattamenti antiparassitari alle nuove condizioni di vita possono vantare un patrimonio genetico frutto della selezione naturale che  merita attenzione. 

Vai a Tra gli incolti 

4 – Ultimi prati montani…

Prato di montagna pronto per lo sfalcio (Fotoelab. Franco Gray)

Prato di montagna pronto per lo sfalcio (Fotoelab. Franco Gray)

La fotoelaborazione in alto viene da un prato non ancora falciato della Valle Vogna (Valsesia) – L’esplosione di colori e di profumi è dovuta a pratiche colturali  tramandate di generazione in generazione. Il foraggio che se ne ricava è un prodotto unico, spesso realizzato sfidando i capricci del tempo meteorologico e destinato esclusivamente ai piccoli allevamenti famigliari. Vista la natura del terreno, in tutta l’Alta Valle la fienagione vede l’utilizzo di pochi attrezzi a motore, per di più di ridotte dimensioni e di scarsa potenza.

Vai a La fienagione

Vai a  Il Piano Montano Un articolo che vuole illustrare le attività umane e la fauna selvatica del Piano Montano, ovvero di quella realtà socio-culturale che –  da circa 1000 metri sul livello del mare, si può esplorare salendo verso le montagne…

Val Vogna, prato e microlepidotteri

Prato della Val Vogna: all’ombra dell’albero, le piccole farfalle dalle lunghissime antenne (Fotocomp. Franco Gray)

Vai a:  I prati della Val Vogna

Valsesia, la valle del Torrente Vogna – La Val Vogna è presa in considerazione per la bellezza dei suoi prati e per il foraggio che se ne ricava. Si tratta di produzioni che potremo definire “di nicchia”. La fienagione – che deve tenere conto dei capricci del tempo meteorologico –   la conservazione del foraggio e il suo utilizzo meritano qualche riflessione.  Insieme alle erbe, l’articolo vuole illustrare gli insetti che si aggirano di fiore in fiore. Nell’inserto circolare: microlepidotteri.

 

 

5 – Radure di montagna e prati-pascolo…

Prato- pascoo (Fotelab. Franco Gray)

Prato-pascolo verso il limite della vegetazione arborea. A destra, un geranio montano  (Fotoelab. Franco Gray)

Nella foto in alto: un prato pascolo dell’Alta Val Sorba, nel territorio del Comune di Rassa (Valsesia), siamo a circa 1400 mslm. A  queste quote,  e vista la distanza dagli insediamenti umani permanenti, non si produce alcun tipo di foraggio da conservare. La ricchezza di erba vede –  in genere dalla metà di giugno e fino al settembre – viene però utilizzata dal bestiame domestico durante il periodo della monticazione. 

Vai a  Valle dei Tremendi L’articolo sulla “Valle dei Tremendi” porta alle peonie dell’Alpe Massucco, nel territorio di Rassa, in Valsesia. Il percorso è ricco di note storiche e naturalistiche: dalle cave di calce alle antche “carbonine”. Arrivati a destinazione, verso la metà di giugno si possono ammirare le fioriture di iris e di peonie che colonizzano i macereti e i resti di una antica cava di marmo…

Vai a Val Vogna: settembre tra prati e pascoli Settembre 2020: osservazioni e appunti  in una delle Valli laterali della Valsesia…     FOGLIA 100-x-75

Progetto – Questo portale – esaurite le note introduttive e storiche di “Prati stabili natura sotto controllo“-  raccoglie  i collegamenti che portano a specifiche descrizioni  sul governo dei prati e dei pascoli montani, sull’utilizzo delle piante che vi crescono e sugli eventuali endemismi. Lo scopo: conoscere la vita e l’impatto ambientale degli animali (selvatici e domestici) che ci vivono stabilmente o che ne usufruiscono anche saltuariamente. 

Per arricchire le indagini sugli ambienti qui presentati si richiederà – direttamente agli autori – l’autorizzazione all’utilizzo delle loro foto e/o dei loro testi. Grazie in anticipo a chi vorrà collaborare.

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

FOGLIA 100-x-75 Avvertenza: il sito chiede sempre ai vari autori il permesso di utilizzare le loro foto o i loro testi. Sono gradite le condivisioni, ma tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte con il titolo del sito.    

Tags: "Aruncus", prati .

Malghe: storie tra passato e presente…

Posted on 10 Giugno 2020 by Franco Gray Posted in Diario, Luoghi, Monografie, Storie .

 

Questa storia fa parte della serie “Racconti etnografici” ed evoca i tempi in cui le risorse (anche alimentari)  erano scarse. Per integrare la dieta, in quasi tutte le famiglie legate alla terra si allevava un maiale da macellare con i primi freddi,  in genere verso novembre. L’evento era considerato alla stregua di una festa dell’abbondanza ma… i prodotti  che se ne ricavavano  dovevano durare a lungo: l’economia agricola – e in particolare quella delle zone di montagna – non poteva permettersi sprechi…

Crocevia per i rifugi del Monte Rosa

Valsesia. Oltre Alagna, Alpe Fum Bitz – Un crocevia verso alpeggi, rifugi, storie belle e  storie tristi ancora da raccontare…  (Foto: Franco Gray)

In alto – Tempo presente: un luogo noto e frequentato – Nella foto  uno degli alpeggi più conosciuti  e frequentati dell’Alta Valsesia. Siamo all’Alpe Fum Bitz, nei dintorni del Rifugio Pastore: un alpeggio un tempo frequentato per lo più dai malgari. Ai giorni nostri il turismo e le attività silvo-pastorali convivono: il rifugio, l’ecomuseo del Parco Naturale Alta Valsesia, la  presenza di un orto botanico attirano parecchi visitatori. Per sottolineare il successo del luogo basti pensare che, per evitare affollamenti e problemi di parcheggio, un bus-navetta porta gli escursionisti fino verso la fine della strada asfaltata. L’alpeggio si raggiunge pedibus calcantibus: partendo dai pressi del ponte sulla Sesia, ci si arriva seguendo un sentiero che inizia costeggiando  le sponde del fiume. Proseguendo sulla strada asfaltata si raggiunge invece il tracciato che, dall’Acqua Bianca e sfiorando i dirupi che si affacciano sulle caldaie del fiume, raggiunge infine il pianoro.  Ottime le informazioni fornite nel Web dal C.A.I e da altri Enti territoriali…

Alpe Piano dell'Erba, Campertogno- Un fabbricato rurale

Alpe Piano dell’Erba (Foto: Corrado Martiner Testa)

A lato – Un ricordo che si dissolve – La foto (di Corrado Martiner Testa) è stata scattata all’Alpe Piano dell’Erba, nel territorio di Campertogno. La costruzione lascia intuire un passato basato su un’intensa attività agricola e silvo-pastorale. Sulla sinistra, il piccolo fabbricato ormai in rovina era probabilmente destinato alla stabulazione degli animali domestici… 

A fianco delle vecchie malghe – soprattutto di quelle ormai abbandonate – tra i ricordi lasciati da un tempo ormai quasi dimenticato si possono notare  i ricoveri destinati al maiale domestico, ovvero a quella sorta di  risorsa vivente in grado di trasformare i sottoprodotti delle attività agricole, le ghiande le castagne e le erbe selvatiche,   in grasso, lardo e carne di qualità. La carne migliore – anche a quei tempi – era trasformata in ricchi arrosti e in salami di pregio. Nelle fattorie del maiale non si buttava nulla: persino le setole (se non erano vendute) finivano sotterrate nelle buche destinate alle piante da frutto: in questo modo, insieme alle unghie e alle ossa accuratamente spolpate, diventavano concime.

Ai giorni nostri uccidere un animale – sia pure per nutrirsene – solleva spesso parecchie problematiche. Con questo articolo non si esprimono giudizi,  si vogliono solo ricordare tempi duri e strategie di sopravvivenza che sembrano appartenere alla sfera delle “cose dell’altro mondo”. E in verità – con lo scopo di gettare un ponte tra il passato e il presente – si evocano mondi e tempi ben diversi da quelli attuali… 

Salumi artigianali

Salumi artigianali: dimensioni “moderne” (Foto: Franco Gray)

Il tempo presente vede ancora la macellazione casalinga del maiale, ma ciò che se ne ricava può essere destinato solo all’autoconsumo. In Valsesia abili artigiani che operano in apposite strutture producono invece – spesso seguendo le ricette arrivate fino ai giorni nostri dalle tradizioni locali –  i salumi destinati alla vendita. I tempi sono cambiati e l’economia delle famiglie rurali è ben diversa da quella della narrazione che segue, ma il ricordo dei tempi duri merita di essere evocato. Ancora nel periodo storico immediatamente precedente il cosiddetto “miracolo economico” nelle famiglie contadine la macellazione del maiale era considerata  una sorta di rito, una cerimonia da “giorni grassi”, ovvero dell’abbondanza.  Il lardo e gli insaccati aiutavano infatti a superare l’inverno, anche se dovevano essere consumati con parsimonia…

Da ” I racconti della malga”: i salami del Barba Gàgia

Quand’ero ragazzino sentivo spesso i “grandi” raccontare della loro frugale infanzia. I personaggi che gli affabulatori facevano  rivivere venivano da un passato lontano, quasi indefinibile. Le storie riguardavano i raccolti, le vicende umane e l’allevamento degli animali domestici: tra questi il posto d’onore era riservato al maiale che veniva sacrificato all’inizio dell’inverno. Nei dintorni di Scopa – un paese tra i monti della Valsesia –  il macellaio ufficiale (il “masalard”) era il “Barba Gàgia”. Me l’hanno descritto come uomo di poche parole, ossuto e con una pipa perennemente spenta tra i denti che – a suo dire –  non accendeva per non “dare disgusto” ai salumi che andava preparando. In realtà a quei tempi il tabacco era un bene di lusso che, a suo dire,  avrebbe potuto provocare la tosse mentre… il risparmio era un dovere morale e il lavoro doveva essere svolto senza perdite di tempo.  Però – facevano notare i soliti maligni – ogni volta che gli era offerta una presa di tabacco… smetteva di lavorare, prendeva un tizzone dal camino e usciva fuori a tirare un paio di boccate.

Pesatura di una mezzena di maiale. Macellazione domestica degli anni Ottanta del Novecento

Macellazione casalinga del maiale: anni Ottanta del Novecento. Il rito antico della pesatura di una mezzena (Foto: Franco Gray)

Il motto del Barba Gàgia era “l’anno è lungo”, ovvero “l’ann l’è lunk“.  Il Barba pronunciava la parola “lungo” con diverse enne, a sottolineare la durata del tempo. Se era vero che l’anno era “lunnnnnk”, i suoi  insaccati però non lo erano per niente: preparava infatti salumi di ridotte dimensioni perché “… parè i salaim… i duru pusé, i purcéi  i fan resa e i fei mia indigistiun…”. Detto in italiano: “… in questo modo i salami durano più a lungo, i maiali fanno buona resa e… non si fa indigestione”.

Il Barba Gàgia operò nel periodo tra le due guerre mondiali in paesini tra i monti dove gli scambi commerciali erano scarsi, la terra da coltivare  poca e avara. Di conseguenza la gente cercava spesso lavoro altrove: chi conosceva bene un mestiere andava all’estero, talvolta a svolgere lavori qualificati. Dei guadagni arrivati da lontano esistono testimonianze in costruzioni d’alpeggio che denotano la buona disponibilità economica di chi li fece costruire.  Altri abitanti delle zone montane si accontentavano invece di scendere a valle per la vendemmia, per la monda del riso o per altre attività stagionali. Vista la penuria di risorse, nei paesi si mettevano in atto accorgimenti economici degni di un manuale di sopravvivenza: l’utilizzo dei prodotti della terra e dell’allevamento non doveva andare sprecato e ciò che non poteva essere consumato a tavola veniva utilizzato per nutrire i frugali maiali. Per quanto riguarda la loro macellazione, nella preparazione dei sanguinacci entravano le patate lesse prodotte in famiglia, il lardo era gelosamente conservato sotto sale in grandi olle di terracotta e aromatizzato con le erbe selvatiche. Detto in breve, i prodotti che oggi sono  considerati vere e proprie specialità ( e non solo della Valsesia)  hanno origini antiche e spesso umili… 

Foto sotto – Panorama di novembre dalla Sesia – Siamo nel Comune di Scopa, in Valsesia. La foto mostra la zona in cui – presumibilmente intorno agli anni Trenta del Novecento – operava il mitico Barba Gàgia del racconto. Per quanto riguarda le località e le persone, devo dire che riflettono emozioni personali e famigliari: la mia nonna materna, ad esempio, era una Bana di Campertogno che, con il matrimonio, si stabilì a Scopetta (suo padre – di origine bergamasche –  faceva il carbonaio: da lì forse venne il nome della località  “Carbunina dal Bana”). Anche le foto della pesatura rappresentano due persone a me molto care ora scomparse…

Scopa, Valsesia - Sullo sfondo la chiesa di San Bartolomeo

Valsesia: località Dinelli – Dal ponte di Scopetta, la chiesa parrocchiale di Scopa (Foto: Franco Gray)

I racconti dei periodi duri lasciano il segno. Cambiati i tempi, la lezione del Braba Gàgia, il “masalard” dei tempi magri, rimase. Nell’immaginario familiare, quel personaggio venuto da un tempo molto lontano continuò infatti a essere evocato e finì per diventare una delle (tante) metafore di condanna del gozzoviglio.

Le storie della cultura contadina continuano:

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Romanzo Etnografico

Tra modernità e tradizione

Pian del Lago

Franco Gray (all’anagrafe: Franco Bertola)

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Avvertenza –   Il sito chiede sempre il permesso per l’utilizzo delle foto che compaiono nei vari articoli – Tutto il materiale pubblicato  resta  di proprietà  degli autori e non potrà essere utilizzato senza la loro esplicita autorizzazione. Le eventuali citazioni dovranno contenere la fonte di provenienza… 

 

 

 

Tags: "masalard", alpeggio, maiale, malga, malghe, Scopa, Sesia, Valsesia .
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