logo
  • Home
  • Tesi e ricerche
  • Collaborare
  • Ricerca d’ambiente
  • Info sulla privacy
  • Intenti
  • Chi siamo

Archivi mensili: Novembre 2019

Conifere: larici e lariceti

Posted on 24 Novembre 2019 by Franco Gray Posted in Luoghi, Monografie, Tesi e ricerche .

Tra le conifere: larici e ambiente – Le prime conifere apparvero sulla Terra oltre 350 milioni di anni fa: la storia della loro evoluzione arriva da molto lontano. Pini e abeti hanno foglie sempreverdi che ricambiano gradualmente, il larice invece in autunno perde gli aghi e appare spoglio fino alla primavera successiva. Tale adattamento permette alla specie di affrontare le condizioni climatiche più difficili: lo troviamo infatti – sia pure contorto e segnato dalle forze avverse della natura – anche oltre il limitare del bosco.

Conifere verso il colle del Termo, fine ottobre

Verso il Colle del Termo (Valsesia) – Conifere fotografate alla fine di ottobre. Notare il larice ormai dorato che si appresta a perdere gli aghi (Foto: Tito Princisvalle)

Vetusto larice ai limiti della vegetazione arborea, estate

Un vetusto larice che sfida le avversità dell’ambiente estremo  in cui cresce (Foto: Franco Gray)

Larici e lariceti

Lasciati i larici allo stato “selvaggio”, scendiamo di quota e andiamo nei lariceti utilizzati per le attività umane. A ben guardare potremmo definire il lariceto della foto sotto come un “prodotto culturale” in quanto è stato creato e mantenuto tale anche dagli interventi umani: la sua formazione è dovuta infatti in parte all’utilizzo del suolo per il pascolo. Poiché il larice lascia filtrare la luce in maniera ben maggiore rispetto alle altre conifere, la sua presenza era ed è provvidenziale: la luce permette infatti la presenza di un fitto sottobosco inerbito caratterizzato da piante nitrofile, concimate dalle deiezioni animali, in cui – accanto alle erbe gradite agli animali domestici – possono crescere piccoli frutti quali i mirtilli e i lamponi.   

Larici

Un tranquillo bosco di larici in Alta Val Vogna. Fine giugno (Foto: Franco Gray)

Fiori e pigne di larice

Rametto di larice con pigne dell’anno precedente, fiori femminili e fiori maschili. (Foto: Franco Gray)

 Caratteristiche

Il larice è una pianta monoica: lo stesso albero produce fiori maschili e fiori femminili.

La foto a fianco mostra le pigne dell’anno precedente, i fiori maschili e i fiori femminili del larice. Siamo alla ripresa vegetativa, la stagione fredda è ormai alle porte e presto spunteranno anche le foglioline.  I fiori si formano sui germogli dell’anno precedente:  i maschili sono di colore giallastro, quelli femminili  sono invece di color rosso-porpora,  di dimensioni maggiori ed eretti.   Dopo la fecondazione si trasformeranno gradualmente in pigne  legnose, via via più rossicce  che diventeranno scure  verso l’autunno, a maturazione avvenuta.  Quando si apriranno, il vento e gli animali ne disperderanno i semi.  

rametto di larice: fiori diventano pigne, nascono le prime foglioline

I fiori del larice crescono, sui rametti nudi compaiono le prime foglioline  (Foto: Giuseppe Ferraris)

Il processo di riproduzione  dei larici avanza con l’aumento della temperatura e si conclude  quando le pigne saranno aperte e i semi potranno diffondersi. Il larice è pianta colonizzatrice e – spesso nelle forme ibride – è diffuso alle diverse quote altimetriche. Nelle colline è stato spesso trapiantato nelle vigne non più coltivate. E in certi casi si è insediato da solo, grazie ai semi arrivati con gli animali…

 Nella foto a sinistra i fiori maschili sono ormai caduti e il fiore femminile si trasforma gradatamente in coni fertili. Sui rametti spuntano  le nuove foglioline. La pigna matura dell’anno precedente è ancora chiusa e aspetta che uccelli, vento e acqua ne disperdano i semi.

Nota – Nei trapianti  sono state introdotte varietà di larice provenienti da altri Paesi (ad esempio il larice giapponese). Soprattutto nelle zone collinari  le nuove specie si sono acclimatate senza problemi e talvolta hanno dato origine a ibridi.  Nell’osservare le pigne  si notano spesso delle piccole differenze: i larici autoctoni (quelli che crescono alle quote più elevate) mostrano infatti coni piuttosto allungati. I larici trapiantati (o i loro ibridi) invece sviluppano spesso pigne dalla forma più arrotondata.  Le foto evidenziano tali differenze.

Coni, pigne e nuova piantina - Larici

Larici – A sinistra: in primavera mentre le pigne crescono tra le foglie. Al centro: albero carico di pigne in inverno. A destra una piantina che cresce  tra sfasciumi di roccia  (Fotoc.: Franco Gray)

Cincia bigia si nutre di semi di larice (Foto: Mario Maino)

Autunno – Cincia bigia tra i rami di larice. Tra gli aghi che stanno cadendo e le pigne la cincia trova  il cibo  che le permetterà  di passare l’inverno, o di affrontare una migrazione verso luoghi meno ostili  (Foto: Mario Maino)

Il larice: pianta pioniera  di montagna …

Vecchio larice rimasto allo stato arbustivo

Un larice rimasto allo stato arbustivo perché cresciuto in condizioni difficili, su un dirupo battuto dal sole e dal vento. Sullo sfondo, il torrente Vogna, in Alta Valsesia (Foto:Franco Gray)

Larice in alta montagna

Ultimi larici verso il Passo del Turlo (Alagna) – (Foto: Nanuk Svalbard)

Lassù, i larici sono gli ultimi alberi. Compaiono dopo le faggete formando lariceti sempre meno fitti,  si spingono oltre il limitare del bosco in piccoli gruppi. Nella foto in alto un larice mostra i segni lasciati dalla neve che ogni anno cade in abbondanza. Il manto nevoso, mentre scivola dolcemente verso valle, spinge sul tronco curvandolo e imprimendogli le caratteristiche “sciabolature”. 

Nel lariceto

Sentiero tra i larici

Alpe Veglia: sentiero tra i larici (Foto: Matthias Mandler)

I “laricini”: funghi simbionti obbligati

Fungo simbionte del larice del genere Suillus (Foto: Matthias Mandler)

“Laricino”: un fungo simbionte del larice (Foto: Matthias Mandler)

    Parliamo di “simbiosi”, ovvero dei rapporti di collaborazione tra viventi. Nel lariceto troviamo i “laricini”: sono i corpi fruttiferi  dei funghi dei larici…

In sintesi, i filamenti sotterranei del “laricino”  della foto stringono stretti rapporti di collaborazione con i larici: i suoi sottili filamenti (le ife) si diramano nel terreno e raccolgono acqua e sostanze nutritive che cederanno poi all’albero attraverso le radici. Il fungo compare per riprodursi:  si forma   prelevando – sempre dalle radici – la linfa elaborata che il larice stesso produce nel processo noto come fotosintesi clorofilliana. In questo caso siamo in presenza di un simbionte obbligato, ovvero di un organismo la cui presenza  dipende dall’albero con cui convive.

      Il laricino  è noto come Suillus elegans e come  Suillus grevillei.  Si legge  che i filamenti possono esplorare il suolo fino a quindici metri dall’albero, ma in genere il corpo fruttifero appare nelle vicinanze del larice con cui convive.

Vai a Micorrize FOGLIA 100-x-75Piante, animali, paesaggi…

Larici riflessi - Autunno

Riflessi d’autunno ai Laghetti Bellagarda (Foto: Paola Clerico)

Civetta nel lariceto (Foto: Paola Clerico)

Autunno nel lariceto: una civetta tra i rami che stanno ormai perdendo gli aghi (Foto: Paola Clerico)

  Tra i rami – Una civetta tra i  rami di larice in autunno, forse sta adocchiando una preda. Le foglioline cadranno a breve  e presto gli uccelli di piccole dimensioni  troveranno rifugio nelle conifere sempreverdi ma, per ora, becchettano tra i ramoscelli carichi di pigne alla ricerca di insetti e semi.

Camoscio sotto la neve che si sporge verso i rametti di larice

Inverno: freddo e neve. Un camoscio alla ricerca di cibo che si nutre di rametti di larice (Foto: Mario Barito)

Inverno, freddo e neve – In inverno i rametti del larice sono graditi agli erbivori: la foto  del camoscio che, mentre cade  la neve,  si allunga verso il maestoso larice alla ricerca di gemme  rende l’idea  della funzione ecologica di questa pianta pioniera.  

Il legno di larice è duro  e resiste bene all’acqua. Il suo utilizzo ha permesso  alle tipiche costruzioni in legno delle montagne di resistere alle intemperie e al tempo. Visto il suo successo, anche nelle basse colline possiamo trovare piantagioni, talvolta realizzate con gli ibridi che derivano dal larice giapponese.    I larici  – specie nella specie autoctona ( Larix decidua) – difficilmente vengono attaccati  dai  rodilegno o dai funghi  parassiti. Quando ciò avviene a liberare l’albero sofferente ci penseranno i picchi: questi, dopo aver scavato i tronchi alla ricerca di larve, a volte vi costruiscono il nido…

Tra i frequentatori delle conifere troviamo uccelli quali  il regolo, il fiorrancino e il luì: volteggiano spesso in piccoli gruppi  di ramo in ramo. Catalogati tra gli uccelli di minore dimensioni, spesso “invisibili”,  meritano un  momento di attenzione. Troviamo inoltre uccelli particolarmente  idonei a utilizzare le risorse delle pinete  e delle abetaie: tra questi, il crociere dal becco a cesoia. I tronchi offrono ricovero e nidi sicuri, le fronde nascondono i piccoli mammiferi  ai loro predatori,  sotto le chiome  il suolo è  ricco di erbe e dei frutti tipici dei boschi radi e freschi.  Le presenze umane, le tecniche di adattamento alle condizioni ambientali, la vita di piante ed animali sono illustrati in vari articoli in preparazione…

Vai a  Tra le  Conifere: appunti senza fine (In preparazione)

 Vai a  I Walser: case di larice e di pietra

Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

FOGLIA 100-x-75 I larici della valli alpine: tra natura e letteratura

Val Vogna (Foto: William Yehudha De Oliveira)

Le fronde di un larice incorniciano una veduta sulla Val Vogna (Foto: William Yehudha De Oliveira)

  La roccia è la mia casa, il mio rifugio, il mio giaciglio. Il cielo è il mio cappotto, il mio sovrano, il mio dio. Qui io vivo, ascolto, fremo. Qui io giaccio, nulla sfugge al mio sguardo e al mio controllo. Qui io vedo e sento ogni cosa. È il vento che mi parla; sussurra alle mie orecchie portando con sé il canto dei grilli, lo scroscio del fiume, i fischi delle marmotte e il cinguettio degli uccelli che su me si posano di quando in quando. Il sole mi riscalda, la pioggia mi rigenera, la nuvola mi protegge. Gli insetti mi portano gioia e riempiono le mie giornate. Osservo gli animali pascolare, sento i cani che abbaiano e gli uomini che parlano. Respiro il profumo dei fiori che con me danzano al ritmo del vento. […]  Giaccio qui sospeso, intorno a me una tra le più belle valli del mio territorio. Conosco il fiume e i suoi benefici, il vento porta a me i suoi schizzi scherzosi, ma mai ho potuto sentirlo accanto a me. Conosco la bellezza e l’amore per la mia valle ma mai ho potuto accarezzarne l’erba morbida, o salire più in alto per percepire più di ciò che il Maestro mi ha concesso. I campanacci degli animali al pascolo risuonano intorno a me, raccontandomi avventure di luoghi che mai sarò in grado di conoscere. Io sono la mia Valle poiché qui io vivo e qui io morirò, qui i miei semi mi daranno nuova vita. Io vivo la mia Valle e la sento vivere intorno a me.   […] Ahimè, non è nella natura di un albero narrare perciò tu, viaggiatore sconosciuto, raccogli la mia lacrima di resina, osserva la mia Valle in essa riflessa e, proprio come il vento, fai della tua eco la mia voce.

(Testo: Sara Olivieri)

Della stessa autrice:

Kain, il guardiano dei ricordi

FOGLIA 100-x-75 Avvertenza –   Il sito chiede agli aventi diritto l’autorizzazione alla pubblicazione dei testi e delle immagini – Tutto il materiale pubblicato  resta  proprietà degli  autori e non potrà essere utilizzato da terze persone senza la loro esplicita autorizzazione.    

Tags: conifere, piani atitudinali, Val Vogna .

Volpi: storie di boschi e di furbizia

Posted on 13 Novembre 2019 by Franco Gray Posted in Diario, Monografie, Storie, Tesi e ricerche .

Sulla neve – Quand’ero ragazzo e cadeva la prima neve seguivo le orme degli animali, a volte per ore. La prima spruzzata bianca e farinosa, in effetti,  per le mie ricerche empiriche era provvidenziale. Le tracce delle volpi si differenziavano nettamente da quelle degli altri abitanti del bosco: nitide, allineate e  spedite nei tratti allo scoperto,   giravano in tondo nei pressi dei cespugli, indugiavano di fronte alle cavità  degli alberi e alle spaccature  delle rocce,  entravano nei roveti più aggrovigliati e – molto spesso –  mi permettevano  di scoprire come era andata la caccia del piccolo predatore…

 

Volpe sulla neve (Foto: Celestino Vuillermoz)

Volpe in guardinga attesa: quasi certamente sta adocchiando una possibile preda… (Foto: Celestino Vuillermoz)

Un predatore opportunista – A volte le tracce andavano a perdersi sui sentieri o sulle strade che portavano alle case. A quei tempi quasi tutte le famiglie possedevano un piccolo pollaio e allevavano qualche coniglio: la carne di manzo era venduta per lo più di sabato e, per il resto della settimana,  le proteine animali erano reperibili – a metri zero –  nei piccoli allevamenti domestici.  La difesa del pollaio non era facile:  attratti dalle anatre più grasse, dalle pollastre giovani, dai tacchini  e dai conigli di tanto in tanto i “ladri di galline” facevano concorrenza alle volpi e chi prima arrivava più arraffava…

Una cosa è però certa: i ladruncoli a due zampe raramente predavano per fame e spesso svuotavano i pollai per approntare delle cene tra amici  o per guadagnare qualche soldo. Le volpi, invece, rubavano per necessità:  a  dispetto  di quest’ultima attenuante però… proprio non godevano di buona  fama.

La volpe rossa, dai monti ai litorali

Ritratto di volpe. profilo

Volpe al tramonto, a riposo in attesa del crepuscolo (Foto: Franco Gray)

Le volpi rosse (Vulpes vulpes) sono presenti negli ambienti più disparati: frequentano anche gli ambienti antropizzati  e – spesso solo di passaggio per cacciare le marmotte – le troviamo sui monti oltre il limite della vegetazione arborea.

 Il segreto del loro successo evolutivo sta nelle  caratteristiche fisiche: un muso allungato che può infilarsi nelle piccole cavità alla ricerca di prede, olfatto e udito assai ben sviluppati, vista acuta con pupille che – come quelle del gatto –  possono dilatarsi o contrarsi a seconda delle condizioni di luce, arti adatti alla corsa.  A tutto ciò si aggiunga che le volpi – per scacciare la loro proverbiale fame – si “accontentano” di  ciò che l’ambiente offre, compresi gli  insetti meno appetibili, gli animali morti e gli avanzi di cibo umano. In mancanza di prede si nutrono di frutta: nelle loro feci, ad esempio, verso maggio troviamo i noccioli  delle ciliegie selvatiche. Vista la taglia e le abitudini, in natura hanno ben pochi nemici: a predare la volpi, in effetti, ci provano solo i superpredatori ma… dove non si sono estinti  il loro numero è talmente esiguo che di certo non possono creare  grossi problemi.

Vita da volpe, da un anno all’altro

Gianluca-Lorenzi-Volpacchiotti (@gianlucalorenzi)

Giovani volpacchiotti all’ingresso della tana (Foto: Gianluca Lorenzi) www.gianlucalorenzi.com 

www.gianlucalorenzi.com/

Gennaio e febbraio  – Le volpi si accoppiano nei mesi freddi dell’anno:  i latrati dei maschi, spesso con sottili guaiti di sottofondo,  si sentono sin dai primi giorni di gennaio. In questo  periodo  le volpi segnano  il loro territorio e, per farlo, strofinano le ghiandole odorifere anali su tronchi e pietre.  Lasciano inoltre  i propri  escrementi  in bella mostra, in genere su un sasso sporgente dal terreno.  L’alimentazione è  costituita soprattutto da uccelli e da piccoli roditori: seguendo le tracce delle volpi sulla neve si trovano facilmente i residui di piume e i segni delle altre catture.  Quando riescono a predare una lepre o un coniglio selvatico si notano  – per il raggio non più ampio di un paio di metri –  le macchie di sangue e i peli della vittima.  

 

Marzo e aprile – Le volpi in gestazione si preparano per il parto e allestiscono le tane:  le sistemazioni migliori sono nelle profonde e strette cavità del terreno ben drenato, quindi nei terreni impervi , sassosi e boscati. Le tane da me rinvenute, erano  per lo più tra rocce fratturate; era impossibile esplorarle e capire se – come si legge nei manuali o come si racconta nelle favole – tali rifugi siano effettivamente imbottiti di strame e rivestiti dei peli invernali che gli animali vanno progressivamente perdendo, visto l’arrivo dei tepori della primavera.

Si legge in Grzimek:

“… in territori particolarmente adatti, su una superficie di 100 ettari di bosco si possono trovare  da cinque a dieci tane di Volpi; il territorio personale può avere un’estensione  da 5 a 10  Kmq se le condizioni ambientali sono favorevoli, da 20 a 50 se queste sono meno soddisfacenti. […] i Tassi costruiscono dei grandi  complessi comprendenti numerose tane che vengono abitate sia da questi sia dalle Volpi.  Le due specie possono convivere pacificamente per  vari anni.”

 

Prime uscite dei volpacchiotti dalla tana (Foto: Mario Barito)

I volpacchiotti nelle prime settimane di vita: prime uscite dalla tana (Foto: Mario Barito)

 

Volpacchiotto al sole (Foto: Mario Barito)

Piccoli volpini crescono. Notare le pupille contratte del volpacchiotto al sole (Foto: Mario Barito)

Maggio  e giugno – La gestazione dura  circa sessanta giorni, i  volpacchiotti nascono  con l’arrivo della bella stagione e sono allattati  per circa un mese.  Con lo svezzamento iniziano i problemi  alimentari e… le volpi si arrangiano come possono, per cui talvolta diventano ladre.  Notare che, in caso di caccia fruttuosa, una parte delle prede  viene sotterrata  per sopperire ai periodi neri.  Le tane  vedono l’avvicendamento di  vari soggetti, e potremmo parlare di una sorta di “famiglia allargata”.  I volpacchiotti giocano  spesso all’aperto, e in questo caso il terreno attorno all’ingresso principale della tana è ben ripulito: segno evidente della presenza di una vivace cucciolata.

 Giugno, luglio, agosto e settembre – I mesi caldi dell’anno vedono le volpi  impegnate nella caccia e nella ricerca di frutti di ogni genere. I piccoli crescono e imparano a cacciare. La madre porta loro prede vive per addestrarli al meglio.

Ottobre e Novembre –  I volpacchiotti sono ormai in condizone di cavarsela da soli: raggiungeranno la maturità verso il decimo mese di vita. Il loro peso si aggirerà sugli otto chili, i maschi avranno dimensioni maggiori rispetto alle femmine.

 Dicembre – Ricomincia il ciclo, e il lontananza si udranno ancora i versi delle volpi in amore.  

Si legge in Grizmek:

[…] i più noti sono un grido stridulo e furioso che viene emesso durante i duelli o per minacciare un nemico, dei leggeri suoni simili a mugolii, guaiti e brontolii, che consentono alla madre e ai figli di comunicare tra loro […]

Ruolo ecologico delle volpi

Cacciatori di bosco e – in caso di necessità – anche di pollaio,  volpi e volponi sanno  sfruttare tutte le risorse ambientali: possono predare anche uccelli della dimensione del cigno (Grizmek: vol. 12, pag. 282), ma a volte si accontentano delle carcasse di anmali morti: in montagna, ad esempio, sul finire dell’inverno sono state  viste accanto ai resti degli stambecchi travolti dalle valanghe. Poi, con l’arrivo della bella stagione,  integrano la propria dieta con bacche e frutti di ogni genere…

Volpe a caccia fiuta le ytracce di altri animali (Foto: Franco Gray)

Volpe a caccia, sulle tracce di altri animali. Notare, sulla sinistra, la pozza scavata dai cinghiali per per un bagno di fango (Foto: Franco Gray)

 

tana di nutria ed esemplare giovane

Argini di risaia: giovane nutria all’ingresso della tana (Foto: Franco Gray)

La volpe e le nutrie – Era un tardo pomeriggio di maggio e me ne stavo acquattato in una risaia, ai bordi di un argine per fotografare una famiglia di nutrie. La luce non era delle migliori e l’oggetto delle mie attenzioni si mostrava alquanto diffidente ma di tanto in tanto qualche giovane esemplare usciva dalla tana e nuotava nel canaletto.  Alla fine una nutria adulta uscì dall’acqua e si mise  a brucare sull’argine però… proprio mentre le puntavo ancora una volta l’obiettivo… la nutria alzò  il capo, si guardò intorno e – fiutata l’aria – se ne tornò in fretta e furia nella tana. Era arrivata la volpe. Se la nutria era scappata la volpe se ne stava  ferma, acquattata  tra l’erba. La fame la spingeva ad aspettare le possibili prede, ma la mia presenza la teneva a distanza di sicurezza.

       Né le nutrie né le volpi godono di molta simpatia: le prime danneggiano gli argini scavandovi le loro tane profonde, e per questo motivo vengono soppresse. Le seconde… come già detto arraffano quel che possono, lepri, fagiani e anatre comprese per cui… sottraggono risorse ai cacciatori. Il problema della sovrabbondanza di nutrie si potrebbe risolvere lasciando in pace le volpi: sebbene le nutrie siano animali alloctoni, le volpi hanno ormai imparato a predarle. Una conclusione che formulai con la penombra della sera, quando lasciai l’argine e gli animali al loro destino.

 Franco Gray (All’anagrafe: Franco Bertola)

FOGLIA 100-x-75

Per trovare o pubblicare      Storie di volpi, documenti, foto significative

Vai a            Volpi: tra favole,  detti popolari e vita reale

FOGLIA 100-x-75

Avvertenza –   Il sito chiede sempre il permesso per le foto e gli eventuali testi che compaiono nei vari articoli – Tutto il materiale pubblicato  resta  di proprietà  degli autori e non potrà essere utilizzato senza la loro esplicita autorizzazione. 

 

Tags: nutrie, tane, volpacchiotti, volpe .

Translate

    Translate from:

    Translate to:

    Powered by Google Translate.

Articoli recenti

  • Nel bosco, di notte
  • Moscardini, tra radure e incolti
  • Mirabolani
  • Pian Del Lago: i protagonisti
  • A pelo d’acqua…

Categorie

Archivi

  • Gennaio 2024
  • Settembre 2023
  • Aprile 2023
  • Marzo 2023
  • Aprile 2022
  • Novembre 2021
  • Luglio 2021
  • Giugno 2021
  • Maggio 2021
  • Aprile 2021
  • Marzo 2021
  • Ottobre 2020
  • Settembre 2020
  • Luglio 2020
  • Giugno 2020
  • Maggio 2020
  • Aprile 2020
  • Marzo 2020
  • Febbraio 2020
  • Gennaio 2020
  • Dicembre 2019
  • Novembre 2019
  • Ottobre 2018
  • Settembre 2018
  • Agosto 2018
  • Maggio 2018
  • Aprile 2018
  • Maggio 2016
  • Ottobre 2014
  • Luglio 2014
  • Giugno 2014
  • Maggio 2014
  • Marzo 2014
  • Dicembre 2013
  • Novembre 2013
  • Agosto 2013
  • Luglio 2013
  • Giugno 2013
  • Maggio 2013
  • Aprile 2013
  • Febbraio 2013

Meta

  • Accedi
  • RSS degli articoli
  • RSS dei commenti
  • WordPress.org

Categorie

Archivio Arte Cuori selvaggi Diario Libri scritti e da scrivere Luoghi Monografie Recensioni Sapori Storie Tesi e ricerche Tra realtà e leggenda

Prossimi Eventi

Non ci sono eventi in arrivo al momento.

CyberChimps

CyberChimps

© StorieNaturali