Storia di straordinarie predazioni – Questo articolo racconta di una esperienza avvenuta ad agosto in un cespuglio di alloro del mio “giardino selvaggio”, parla di Popillie e di Ragni  con riferimenti al ruolo della Argiope bruennichi, il noto  “ragno vespa”. Le Popillie sono Coleotteri alloctoni che provocano disastri a non finire. Dalle mie parti (Bassa Valsesia) non ne avevo mai viste fino alla metà di agosto del poco fortunato Anno 2020. Le note che seguono raccontano dell’azione predatoria dell’Argiope bruennichi nei loro confronti…

 

Popillie su di una rosa

Popillie sui petali di una rosa  (Foto: Franco Gray)

Le Popillie – Quando, nel mio giardino selvaggio, arrivarono le Popillia Japonica si era alla metà di agosto. Le notai tra i resti di un fiore di rosa quasi del tutto divorato. A pasto finito i voraci coleotteri si diedero appuntamento su un bocciolo appena sbocciato. Nella foto in alto le vedete all’opera: se lo mangeranno in meno di una mattinata.

L’Argiope e le Popillie

Popillia

Popillia japonica su di un petalo di rosa (Foto: Franco Gray)

le Popillie – Il Coleottero Popillia japonica  – come dice il nome – è originaria del Giappone. Fonti attendibili assicurano che la specie è sbarcata in Italia nel 2014. Grazie alla scarsità di antagonisti,  in alcune zone si è sviluppata in modo abnorme e ora devasta  non solo le coltivazioni, ma anche  i giardini, persino quelli  allo stato quasi spontaneo. Nel mio “spazio selvaggio” le Popillie  dopo le rose si misero a divorare le foglie della vite vergine.  Da me, dopo la prima massiccia ondata è arrivata anche la seconda: come dice il proverbio… le disgrazie non arrivano mai da sole…

Visti i danni che il Coleottero provoca, in alcune Regioni della Penisola sono in atto vari tentativi per contenerne il numero: tra questi l’introduzione dei suoi antagonisti. Resta il fatto che, per quanto ho potuto osservare, subito dopo la fecondazione le femmine si interravano nel terriccio fertile per deporvi le uova: da lì – stando alla bibliografia consultata – nasceranno larve ghiotte di radici. Torno a quanto ho osservato: gli insetti adulti rodevano le foglie, ma la mia “Argiope da compagnia” approfittava della loro presenza…

Argiope, con la tipica tela a forma di zeta

Argiope  nella sua tela (Foto: Franco Gray)

L’Argiope e il calabrone – In un cespuglio di Lauro del mio “giardino selvaggio” dimora stabilmente almeno una Argiope, ovvero il ragno che vedete nella foto: il soggetto  aveva tessuto la sua tela “firmata” da almeno un mese per cui lo osservavo da tempo. Il suo pasto consisteva in un paio di insetti di medie dimensioni al giorno e in qualche moscerino, ma – la volta che nella rete incappò un calabrone – la prudente Argiope si guardò bene dall’attaccarlo e, forse per paura del pungiglione… lo lasciò a dibattersi rimettendoci una parte della tela. Il robusto calabrone (Vespa crabro), in effetti riuscì a cavarsela.

Le predazioni –  Sopra il cespuglio di alloro svettavano altre piante in fiore e i teneri germogli  della vite vergine. Ad agosto alcune Popillie se ne nutrivano, altre vi si accoppiavano e, nella foga, cadevano verso il basso. Ogni giorno ne trovavo almeno un paio nella capace e robusta ragnatela che l’Argiope si era costruita. Il piccolo predatore, dopo averle ben “impacchettate” e “ammorbidite” con il veleno, se ne stava tranquillo  a succhiarne gli umori.

La foto a destra mostra una femmina di Argiope nella sua tela. La trappola che il predatore tende nei cespugli è “firmata” dalla inconfondibile banda chiara con disegni a forma di zeta: secondo alcune fonti il disegno servirebbe a non far cadere nella trappola i piccoli uccelli insettivori che volano tra i cespugli, ma viene da pensare che abbia anche funzione di rinforzo   

L’argiope femmina raggiunge dimensioni notevoli:  di conseguenza molta gente ne ha paura e capita di leggere notizie allarmanti sulla loro presenza e… persino il resoconto di quando vengono “coraggiosamente” eliminate. Niente di più sbagliato: stando alle informazioni disponibili la sua (improbabile) puntura non ha rilevanza medica. Sarà inoltre  importante che le Argiopi possano fare il loro lavoro: nel caso delle Popillie c’è da rilevare che le hanno individuate subito come fonte alimentare… 

    Osservazioni

Nella foto in basso: due prede in un colpo solo. Una coppia di Popillie – evidentemente distratta dai problemi riproduttivi – è finita nella rete e l’Argiope ha provveduto ad avvolgere le sue vittime: se ne nutrirà con calma e il giorno seguente la tela sarà di nuovo vuota…

Popillie predate da una Argiope bruennichi

Tra le foglie di alloro, una Argiope con due Popillie catturate da poco (Foto: Franco Gray)

Lungo il fiume

Un documento sugli atteggiamenti delle Argiopi di fronte agli Insetti aculeati.  Le Argiopi non vogliono correre rischi. Mentre, a settembre,  camminavo  lungo le sponde della Sesia notai infatti un’ape impigliata  ai margini di una tipica tela a Z.  L’argiope però non interveniva affatto e se ne stava tranquilla. Se nella ragnatela fossero finiti degli insetti meno agguerriti… sarebbe corsa ad avvolgerli nella tela sericea che secerne dall’addome. Anche in questo caso preferì invece la strada della prudenza.

Tela di Argiope e ape...

La trappola, l’ape e l’Argiope (Foto: Franco Gray)

Foto in alto – L’Argiope nella sua tela costruita tra un basso cespuglio di Reynoutria japonica in fiore. La Reynoutria è una pianta alloctona colonizzatrice che – sul finire dell’estate – produce ricche fioriture. Poiché gli insetti vi si accalcano alla ricerca di nettare, i ragni predatori costruiscono le loro tele attaccandole ai  rami bassi.  In questo caso per l’ape  la storia ha un lieto fine: in un paio di minuti riuscì infatti a divincolarsi e a riprendere il volo. 

Conclusioni L’esperienza qui raccontata  pone l’accento sul ruolo dei ragni predatori, ma la loro presenza non può certo risolvere il problema della proliferazione incontrollata delle Popillie. Certo è però che, quando gli invadenti  Coleotteri arrivati da lontano  avranno trovato molti antagonisti… il loro numero comincerà a scendere. Per ora – e prima di ritornare sull’argomento – sarà bene ricordare che le Popillie depongono le uova nel terreno e che lì si sviluppano le larve divoratrici di radici. Nel loro Paese d’origine sono presenti, in Italia si sta procedendo alla loro introduzione. Detto questo, sarebbe interessante poter documentare la presenza di antagonisti autoctoni capaci di attaccare le Popillie già allo stadio larvale per cui… l’argomento rimane aperto. 

Franco Gray – (All’anagrafe: Franco Bertola) 

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